Anche gli ospedali di Corigliano-Rossano verso uno sciopero generale tiepido e apatico | VIDEO
Stamani davanti al presidio del “Compagna” il sit-in di sensibilizzazione in vista della grande manifestazione di venerdì. C’è però una consapevolezza: non ci sarà grande adesione. Casciaro: «Il personale sanitario è stanco e sfiduciato»
CORIGLIANO-ROSSANO - Verso uno sciopero generale apatico, almeno per quanto riguarda le professioni sanitarie della Calabria del nord-est. Stamani, davanti al presidio ospedaliero spoke “Compagna” di Corigliano centro storico, si è tenuto il sit-in informativo promosso da Cgil e Uil in vista della grande mobilitazione nazionale in programma per il prossimo venerdì 29 novembre. A catechizzare sulle “buone ragioni” della protesta per una sanità calabrese «in cerca di cura» e «ultima in lista d’attesa», c’erano il segretario generale della FP Cgil Tirreno-Pollino-Sibaritide, Vincenzo Casciaro, il segretario territoriale della Uilfpl, Giannantonio Sapia, e il rappresentante sindacale aziendale in forza al presidio ospedaliero, Francesco Genova.
Dalla mancata corresponsione delle risorse aggiuntive regionali alle mancate indennità di pronto soccorso, passando per l’assenza di concorsi in ambito sanitario per finire alla selva infinita di disservizi che ormai a cadenza quotidiana si registrano nell’erogazione dei servizi sanitari e alla carenza atavica e cristallizzata di medici, infermieri e operatori sanitari in genere: c’è di tutto nello sciopero generale in programma per dopodomani. Ma soprattutto c’è la rivendicazione di un contratto dignitoso per i professionisti della salute.
La percezione – che si è colta anche dai rappresentanti sindacali – è che si va incontro all’ennesimo sciopero tiepido. C’è una palpabile indifferenza che aleggia tra i corridoi degli ospedali locali. Mentre, infatti, i sindacati sollevano le bandiere della protesta, la partecipazione appare una chimera, specialmente in un territorio dove i lavoratori della sanità sono incastrati in una morsa di criticità strutturali che paralizzano ogni volontà di mobilitazione.
Proprio Vincenzo Casciaro ha espresso con amarezza le aspettative per una massiccia adesione allo sciopero. «C’è il desiderio di condividere il disagio provocato dal nuovo contratto di lavoro voluto da questo governo» ha detto, ma è un desiderio che resta solo latente. «Vediamo un’inflazione del 17% contrastata dal Governo, con la complicità di qualche sindacato, da un contratto che riporta solo un aumento del 6%» tuona Casciaro. In poche parole, sarebbe una stoccata tagliente al potere d’acquisto di chi, giorno dopo giorno, lotta per la dignità. C’è da dire, però, che si tratta del primo rinnovo contrattuale dopo anni di lassismo e paralisi totale del sistema pubblico e statale.
Ed è forse questo anche il motivo che ha generato la profonda frattura nella triplice sindacale. Questa volta dello sciopero generale, infatti, non farà parte la Cisl. «Bisognerebbe chiedere a loro – sottilizza Casciaro - cosa è andato storto» rimarcando come la “scissione” sia nata proprio su un contratto collettivo del lavoro sanitario che minerebbe la coesione tra i sindacati stessi. Una discordia che non aiuta certo a infondere fiducia nei lavoratori, già scettici davanti a sogni di cambiamenti tanto auspicati quanto inattuati.
Nel comparto sanitario calabrese, la realtà morde: «un regime di commissariamento paralizzante, personale col contagocce, ferie inesistenti e capacità d’intervento ridotte al lumicino. Come possono gli operatori scioperare quando riescono a malapena a garantire l’assistenza essenziale?» si chiede in modo retorico Casciaro. D’altronde, «chiedere loro di rinunciare a una giornata di stipendio per scioperare equivarrebbe a colpire la dignità del poco che resta di un sistema già zoppicante».
E allora, perché senza generalizzare non si pensa ad uno sciopero mirato proprio per attirare l’attenzione sulla situazione disastrosa del diritto alla salute nel nord-est della Calabria, lì dove (per fortuna o sfortuna) esiste solo il servizio sanitario pubblico e i problemi sono decuplicati? «Stiamo aspettando l’atto aziendale – questa la risposta di Casciaro – perché riempire delle caselle (il riferimento è alla riapertura degli ospedali di Trebisacce e Cariati, ndr) non basta a cancellare l’amaro retrogusto di strutture ormai vuote, prive di personale e contenuti».