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"Ci sono Anch'io" il vissuto di un'associazione che ha rivoluzionato il mondo del sociale

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CORIGLIANO-ROSSANO - Lavorare a lungo, lavorare in silenzio, lavorare per rivendicare la dignità dell’uomo sempre e in ogni contesto. È stato il filo conduttore di una vita semplice, piena, vissuta da Alfonso Mascaro. Il fondatore dell’Associazione “Ci sono anch’io”, la realtà sociale che ha fatto da apri pista nel territorio della Sibaritide ad un nuovo modo di fare rete per il sociale, se n’è andato lo scorso 24 gennaio. In silenzio. Dopo una lunga malattia e circondato dall’affetto dei suoi figli, a Pavia.

Con lui va via il pezzo più bello ed importante di un concetto di solidarietà che a Rossano e nel circondario ha piantato radici profondissime.

Fu Alfonso, nei lontani anni ’90, nel mentre il consumismo e l’individualismo esplodevano con tutto il loro fragore e con tutta la loro forza deflagrante, a dare vita a “Ci sono Anch’io”: un’entità associazionistica nata con il solo intento di dare voce agli invisibili; di rimettere i “diversi” al centro delle attenzioni dell’opinione pubblica, delle istituzioni, di un popolo troppo attaccato a quell’ossigeno di sviluppo ed emancipazione che si respirava in quegli anni.   

Fu da allora che termini come handicappato, storpio, malformato vennero velocemente debellati dal gergo comune per fare spazio ad una nuova carta d’identità e di dignità per i diversamente abili: cittadini come noi che, finalmente, iniziavano a vivere e a respirare la loro esistenza in una consapevolezza collettiva più progressista e meno ancorata preconcetti medievali. 

Se a queste latitudini si ha una coscienza sociale e se, ancora oggi, nel predicato della politica e delle associazioni ci sono termini (anche se spesso rimangono solo slogan) come “supporto”, “aiuto”, sussidiarietà”, “inclusione”, “rete sociale” – beh – quello lo si deve, senza timore di smentita, all’opera di Alfonso e della sua famiglia. Che hanno dato tutto all’allora società rossanese partendo proprio da quel piccolo mondo fatto di semplicità, sacrifici e sofferenze. Quella sofferenza diventata impegno corporativo che ha innescato non solo una nuova coscienza civica ma dato propulsione a tutta una rete di servizi sociali, pubblici e privati, che si sarebbe sviluppata da lì e per gli anni futuri. Fino ai giorni nostri

Alfonso Mascaro ci ha lasciati in silenzio, lasciandoci un’eredità silenziosa e difficile, pesantissima. Ci ha lasciati il suo esempio di uomo, padre e cittadino esemplare che ha inciso le sue orme profonde sulla terra. Non lo dimentichiamo e speriamo non lo dimentichi chi, oggi, continua a predicare normalità.

Alfonso è stato uno straordinario uomo normale. Basterebbe ripartire da qui.

Marco Lefosse
Autore: Marco Lefosse

Classe 1982, è schietto, Idealista e padre innamorato. Giornalista pubblicista dal 2011. Appena diciottenne scrive alcuni contributi sulla giovane destra calabrese per Linea e per i settimanali il Borghese e lo Stato. A gennaio del 2004 inizia a muovere i passi nei quotidiani regionali. Collabora con il Quotidiano della Calabria. Nel 2006 accoglie con entusiasmo l’invito dell’allora direttore de La Provincia, Genevieve Makaping, ad entrare nella squadra della redazione ionica. Nel 2008 scrive per Calabria Ora. Nell’aprile 2018 entra a far parte della redazione di LaC come corrispondente per i territori dell’alto Jonio calabrese. Dall’1 giugno del 2020, accoglie con piacere ed entusiasmo l’invito dell’editore di guidare l’Eco Dello Jonio, prestigioso canale di informazione della Sibaritide, con una sfida: rigenerare con nuova linfa ed entusiasmo un prodotto editoriale già di per sé alto e importante, continuando a raccontare il territorio senza filtri e sempre dalla parte della gente.