Per una Sanità normale serve ripartire dalla rete territoriale
Il segretario generale della Cisl Cosenza, Giuseppe Lavia: «Ricostruire una Sanità di prossimità e di comunità»
COSENZA - Facile a dirsi molto meno semplice ad attuarsi. Sul fronte della Sanità in Calabria è giunto il momento di rimettere apposto i danni prodotti da anni e anni di lassismo e di sprechi. Di soluzioni, specie in queste ultime settimane, da quanto è scoppiato il caso Calabria, ne sono state date a iosa. Molte, però, sembrano essere campate in aria, senza una concreta e reale condizione di fattibilità.
È questo il punto focale messo in evidenza da Giuseppe Lavia, segretario generale della Cisl-Cosenza, che nel mettere in evidenza proprio le tante, tantissime défaillance del sistema sanitario regionale, ammette anche che tante delle soluzioni emerse da dibattiti e polemiche degli ultimi tempi sembrano non avere uno sbocco concreto nella realtà.
«In queste ore – dice Lavia - i sindaci chiedono a gran voce la riapertura dei 18 ospedali chiusi dal 2010. Sull’altare del piano di un rientro mai realizzato, sono stati tagliati troppi ospedali e troppi servizi. Alcune di quelle strutture devono essere riaperte: ci sono sentenze che vanno applicate e ospedali di montagna che vanno salvaguardati. Ma pensare di riproporre la situazione del 2010, la fotografia dei troppi ospedali fotocopia, è una soluzione non realizzabile e crediamo potrà rappresentare più che altro un tema per cercare consenso da qui alle imminenti elezioni regionali».
Insomma, ci vuole logicità nelle scelte per evitare di creare nuove accozzaglie, nuovi doppioni e, quindi, nuovi sprechi. Sicuramente per riattivare uno, cinque o tutti e diciotto gli ospedali soppressi al momento manca un elemento essenziale, anzi due: il personale, si possono riaprire tutti gli ospedali del mondo ma se poi manca la materia prima (medici, infermieri e operatori sanitari) a poco serve; e una rete di assistenza territoriale solida.
«Riorganizzare la rete territoriale di assistenza»
«La Cisl – prosegue Lavia – ha espresso a più riprese le sue forti perplessità sul Decreto del Commissario ad Acta 65/2020 e sulla delibera 646 del 3 agosto relativa al Piano di Riorganizzazione della Rete Territoriale dell’ASP di Cosenza. Al nuovo Commissario ad acta Guido Longo e al Commissario dell’ASP il compito di organizzare finalmente la rete di medicina territoriale che manca».
Ed il riferimento è principalmente ai punti unici di accesso e alle unità di valutazioni multidimensionali che ad oggi non funzionano. Così come non funzionano, perché mai attivati, i centri di aggregazione funzionale territoriali (Aft) e le unità di cure complesse primarie (Uccp). «Che – aggiunge il Segretario della Cisl Cosenza - per come previsto nel Patto per la salute, dovrebbero essere la prima linea del sistema di cure sul territorio. Crediamo che questa sia una sfida importante e fondamentale. Quello che manca davvero è il sistema Distretto-Uccp-Aft».
«Istituire tutti i posti letto per l'assistenza ad anziani e diversamente abili»
Un’analisi profonda e analitica, quella di Lavia, che non dimentica i tanti soldi stanziati per le case della Salute («ci sono 8 milioni fermi per l’ospedale di San Marco Argentano e 9 per quello di Cariati») e la rete delle residenze sanitarie per anziani. «Sulle Rsa Medicalizzate rispetto al fabbisogno di 156 posti letto, ne risultano attivati 80, con la vicenda grottesca dei 20 posti letto della struttura RSA di Caloveto non operativi, nonostante siano accreditati. Per le Rsa Anziani, in base al fabbisogno servirebbero 749 posti letto. Ne sono accreditati 659 in strutture private, ma è un numero non veritiero, con i 40 posti letto sempre della Rsa di Caloveto, per esempio, non contrattualizzati. Sulle Case Protette per Anziani, rispetto al fabbisogno di 656 posti letto, la metà circa è da attivare. Peggiore ancora la situazione sulla semiresidenzialità Anziani e Demenza, con un fabbisogno di 218 posti letto complessivi e nessuno attivato».
Non meno importante il servizio di assistenza pubblico per i disabili: «Non c’è alcun posto letto – ricorda Lavia - attivato per sla-gravi malattie degenerative, rispetto ai 13 previsti. Per la residenzialità sanitaria disabili, su 116 posti letto previsti in base al fabbisogno, ne sono stati attivati solo 80. Sulla residenzialità dipendenze patologiche sono 42 i posti letto da attivare. Sulla semiresidenzialità dipendenze, c’è un fabbisogno di 43 posti letto e nessuno attivato. In questi numeri sui posti letto previsti e non attivati c’è la chiave per restituire alla fruibilità dei cittadini alcune strutture ospedaliere dismesse».