Il fenomeno Stasi, un sindaco senza alcun compromesso: si ama o si disprezza
Affascinante il confronto andato in onda ieri sera all’Eco in Diretta, tra il vicesindaco Salimbeni e il consigliere provinciale Zagarese. Due osservatori attenti, con una simile radice ideologica ma con visioni opposte sulla guida della città
CORIGLIANO-ROSSANO – Stasi, il fenomeno Stasi, quello che ha ribaltato (nel bene e nel male) tutte le liturgie politiche e amministrative di Corigliano-Rossano, si apprezza o si disprezza; si accetta o si rifiuta; si odia o si ama. E sono questi i contrasti che sono venuti fuori mettendo a confronto due osservatori attenti della vita politica della città, due protagonisti, che partendo da una matrice ideologica simile, quella del centro-sinistra democratico, nel guardare, appunto, questo fenomeno ne hanno dato una chiave di lettura diametralmente opposta. Tutto questo, partendo da un partito iper-eterogeneo come il PD che in città ha mille rivoli, mille sfaccettature, infinite posizioni, entusiaste e deluse, e che – probabilmente – è ancora alla ricerca di un’identità.
Da un lato Aldo Zagarese, animatore deluso (anzi, delusissimo della «deriva» del suo ormai ex partito), consigliere provinciale e consigliere comunale, il primo che ebbe il coraggio di costituire il gruppo dem nell’assemblea civica della terza città della Calabria; dall’altro lato – opposto – Maria Salimbeni, vicesindaco di Stasi, vicinissima ai democrat, tanto da esserne – secondo alcuni – motivatrice e regista esterna in questa particolare fase civica. Entrambi, però, non più tesserati.
Cosa ne pensano di Stasi? Cosa pensano di quella figura politica che incarna uno stile, un “modus governandi” sfacciato, anticonformista e fuori da ogni liturgia? Glielo abbiamo chiesto durante l’ultima puntata dell’Eco in Diretta (rivedila qui).
Viviamo un periodo incredibile, flagellato dalla crisi economica, dalle guerre e da una costante mancanza di visione. La crisi delle ideologie, probabilmente, è ai massimi storici. Ed è qui che si incunea chi, invece, è cresciuto a pane è dottrina, capace di dare una guida. E forse questa è anche una fortuna in un momento storico che sembra non dare punti di riferimento. Ne è convinta Maria Salimbeni. «Viviamo un periodo cupo – dice – che produce solo scorribande di confronti sui social ma senza alcun costrutto. E in questo ambiente è difficilissimo governare».
«È una chiave di lettura totalmente pessimistica – ribatte Zagarese – e senza prospettiva». La colpa? «Di un’Amministrazione comunale che ha totalmente assopito, anestetizzato, il dibattito politico. Non si parla più di politica ma si parla solo di Stasi». Ogni confronto, insomma, ruota attorno alla “figura mitologica” del sindaco. «Come se fosse – sottolinea – il termometro della situazione politica locale»
Insomma, un uomo solo al comando: per uno è quasi un bene («considerato il momento»); per l’altro, invece, è «un vero e proprio dramma».
La partecipazione attiva: dai cittadini ai consiglieri
Stasi si è isolato o è stato lasciato solo nella gestione dei processi democratici? Salimbeni non ha dubbi sulla bravura del suo sindaco a confrontarsi con la gente. «Ha una capacità non comune – dice – di entrare in contatto con la gente». È verissimo. Ed è questo che gli consente, probabilmente, di bypassare (non nelle formalità di rito, ovviamente) anche l’organo democratico assoluto del Consiglio comunale. «La partecipazione diretta e indiretta – sottolinea ancora Salimbeni – è importante. Così come è importante e difficile il ruolo del Consigliere comunale che implica, però, una partecipazione attiva personale». Una bordata diretta e senza pretese rivolta a Zagarese e all’opposizione che, forse, ha un po’ mollato la presa.
«Credo sia più difficile il ruolo di chi amministra, rispetto alla figura del “semplice” consigliere comunale» replica subito Zagarese. Che poi mette il dito nella piaga evidenziando e stigmatizzando la totale assenza degli amministratori nel tessuto sociale cittadino e nei grandi temi della città. «Amministrare una città come Corigliano-Rossano – puntualizza l’ex capogruppo del Partito Democratico – non significa solo farsi vedere, dimostrare o garantire la presenza attiva degli amministratori in determinati luoghi. Al contrario, penso che ci debba essere una visione molto più ampia rispetto ai 50 metri di asfalto posato in un quartiere o in una contrada».
Insomma, il sole e la luna; l’acqua e il fuoco; il bianco e il nero. La chiave di lettura, finale, che diamo a questo confronto – a nostro avviso - è una: tutti, ostili e favorevoli, si tengono a debita distanza dall’uomo politico Stasi. C’è chi lo incensa, come il vicesindaco Salimbeni, dandogli, però, ancora più centralità e solitudine; c’è chi come Zagarese lo avversa. E questo per una ragione: nessuno ancora sa, percepisce o conosce il futuro di Stasi, vincerà di nuovo o sarà sconfitto? Lo diranno le urne nella prossima primavera. Nel frattempo si mantengono distanze, che pur essendo più o meno ossequiose… sempre distanze sono!