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La rotta di Oliverio: "Giunta senza consiglieri, nel 2019 mi ricandido"

3 minuti di lettura
Rende. Nasce il PdO, il partito di Oliverio. Il vertice di Rende a cui oggi hanno preso parte il governatore e i capigruppo del consiglio regionale ha tracciato davvero una “fase due” nella vita della Regione e le nuove linee guida per il prossimo futuro, a partire dal rimpasto di giunta e dalle candidature per il 2019, che vedranno Oliverio di nuovo in campo, per un eventuale secondo mandato. Il primo punto fermo è destinato a creare un terremoto a Palazzo Campanella e tra i “trombati” alle ultime elezioni politiche. Oliverio l’ha detto a chiare lettere: «Il rimpasto si farà, ma in giunta non ci saranno eletti né perdenti». Il presidente, insomma, darà vita a un nuovo esecutivo senza innesti né di consiglieri regionali né di ex candidati al Parlamento. Niente da fare, quindi, per Bruno Censore, da più parti ritenuto prossimo vicepresidente della Cittadella. E niente da fare neppure per quelli che credevano nel varo di un esecutivo composto da membri dell’assemblea regionale, a ormai quasi 4 anni dal voto del 2014. A loro Oliverio assicura solo un contentino: «Valorizzerò il ruolo dei consiglieri con ruoli specifici», ha spiegato. E quindi ad alcuni eletti saranno assegnate diverse deleghe, sulla scorta di quanto già avvenuto con Mauro D’Acri (Agricoltura) e Nucera (Sport). Ma il governatore ha anche cercato di rassicurare chi pensa che dare ancora fiducia a personalità estranee al Consiglio potrà erodere i consensi dei colonnelli del partito: «Garantisco che i prossimi assessori, una volta ultimato il loro mandato, non si candideranno». Chiaro il riferimento implicito ad Antonio Viscomi, neo deputato dopo i tre anni da vicepresidente. Ma c’è già chi non crede che la nuova giunta avrà davvero un profilo a-politico: «Se Oliverio farà un finto esecutivo tecnico, composto da persone vicine ai consiglieri regionali, è chiaro che ci saranno problemi», mormora un dirigente di primo piano del Pd.
OLIVERIO: «MI RICANDIDO»
Oliverio è andato ancora più in là, manifestando la disponibilità a essere di nuovo in pista per un altro mandato da governatore nel 2019: «Potrei candidarmi al Parlamento europeo, ma sarò a vostra disposizione, farò questo sacrificio», ha detto ai presenti, che hanno accolto la proposta quasi con esultanza. Perché questo è un altro dato da sottolineare: i presidenti dei gruppi Sebi Romeo (Pd), Giuseppe Giudiceandrea (Democratici progressisti), Giovanni Nucera (La Sinistra), Orlandino Greco (Oliverio presidente) e Flora Sculco (Calabria in rete) sono tutti dalla sua parte.
IL VERTICE
E infatti, il vertice – durato più di tre ore – è stato aperto proprio da Romeo, che ha anticipato il pensiero del governatore: «Per ripartire c’è bisogno di una giunta di alto profilo, che non contempli la presenza di consiglieri o di scontenti». Ma c’è di più, dal momento che Romeo e gli altri capigruppo hanno dato avvio alla conta: «Dobbiamo contarci per sapere chi è con e chi è contro Oliverio, perché lui è il presidente che ha fatto di più tutti nella storia della Regione ed è l’unico che ha le carte in regola per candidarsi». Parole che lasciano presagire la nascita di una nuova forza, forse non alternativa ma certo diversa dal Pd, che trova il collante nel suo leader. Facile intuire quello che accadrà nei prossimi giorni: i consiglieri regionali e tutti i dirigenti calabresi del Pd dovranno dichiarare da che parte stanno.
GUCCIONE È FUORI
Il primo oppositore è già stato espressamente individuato da Oliverio stesso: «Carlo Guccione è fuori dalla maggioranza», ha spiegato perentorio agli altri convenuti. Una esclusione che sarà presto compensata dall’entrata in assemblea – dopo l’elezione di Orsomarso alla Camera – di Giacomo Mancini, «che inizialmente aderirà al gruppo Misto per poi passare nella maggioranza». Tutti questi punti saranno probabilmente oggetto di discussione nella prossima riunione della maggioranza «che sostiene il governo Oliverio», convocata per mercoledì prossimo.
NESSUNA ANALISI
Già si prevedono scintille. E in molti sperano che in quella occasione ci sarà spazio anche per l’analisi del voto, quasi del tutto assente nel corso del vertice di Rende, come se non fosse successo nulla, come se la «slavina» di cui ha parlato lo stesso Oliverio fosse stata solo un brutto sogno. O forse il destino del governatore e dei suoi è ormai distinto da quello del Pd.
(fonte Corriere della Calabria)
 
Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

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