di SERAFINO CARUSO Un anno e qualche giorno in più rispetto a Rossano. Ma, alla fine, la “normanna” Corigliano ha deciso:
sì alla fusione con i “cugini” bizantini.
Data storica quella di lunedì
1 febbraio 2016. Il giorno in cui il consiglio comunale di Corigliano, presieduto dall’avvocato Pasquale Magno, con
Sindaco Giuseppe Geraci, ha approvato la
delibera di atto d’impulso alla fusione con Rossano. Un anno di attesa, dicevamo. Di polemiche, di scontri più o meno velati. Di incomprensioni e di ripensamenti. Sia da una parte che dall’altra. Ovvero, sia dalla parte dei sostenitori (coriglianesi) del sì che dei sostenitori del no. Un anno di incontri, studi, riunioni. E poi la
“fumata bianca”. Corigliano, è risaputo, ha mostrato più resistenze alla fusione di Rossano. Eppure, insieme, formano una città di quasi 80mila abitanti. E, aggiungendo l’hinterland, si arriva a molti di più. Una cosiddetta “area vasta” (anche se il termine è utilizzato per indicare ben altro) che assumerebbe un peso politico, economico e sociale tra i più importanti di tutta la Calabria. E, sebbene ci sia voluto un anno per comprenderlo appieno,
Corigliano ne ha preso consapevolezza. O meglio: ne ha preso consapevolezza
la maggioranza del consiglio comunale di Corigliano, oltre che la giunta comunale targata Geraci. Perché
quattro consiglieri (
Elvira Campana, Giorgio Triolo, Francesco Madeo e Gioacchino Campolo)
hanno votato “no”. Motivando la propria posizione. Basandola soprattutto su una considerazione: «
Mancano i contenuti», hanno detto. Oltre che le idee. Il consiglio, seguito da una nutrita delegazione di cittadini sia coriglianesi che rossanesi, non è stato monotematico, così come qualche consigliere avrebbe voluto. Di fusione si è iniziato a parlare verso le 18. Per finire, con il
“sì” liberatorio della maggioranza,
verso le 23. Cinque ore di discussioni, interventi. Motivazioni di voto. I quattro del “no” hanno espresso le loro riserve. Tra i diciotto consiglieri che hanno votato “sì”, non sono mancati neppure coloro i quali hanno espresso delle riserve sul loro stesso voto. Ma hanno voluto votare ugualmente “sì” per dare
“un’opportunità” al territorio. «Oggi facciamo un
passo importante, storico – ha detto in apertura di discussione il
vicesindaco Francesco Paolo Oranges –. Siamo stati destinatari di diversi attacchi durante quest’anno. Oggi votiamo un atto d’impulso, non la fusione. Cosa che, invece, spetterà fare, eventualmente, al popolo.
Rossano e Corigliano, non nascondiamocelo, sono due città profondamente diverse. Ma oggi siamo qui perché il fine principale è quello di salvare un territorio. Non si devono avere timori che ci possano essere vinti e vincitori. Le due città devono diventare una cosa sola. Mettendo da parte campanilismi sciocchi e dietrologie. Bisogna camminare insieme in maniera sinodale e ripartire da zero.
Il consiglio comunale ha la possibilità di passare alla storia». Questo il senso del discorso dell’amministrazione. Confermato, prima del voto, dal sindaco
Geraci, il quale ha aggiunto: «L’anno scorso fummo prudenti, rinviando l’approvazione dell’atto d’impulso. Se all’inizio si poteva pensare che il
discorso fosse
nato da una élite, credo che i fatti abbiano dimostrato il contrario. Il nostro ritardo ha fatto assumere una nuova consapevolezza. La scelta che facciamo stasera è storica: cosa accadrà non lo sappiamo. Ma
cambierà tutto. La politica è anche realismo. Quindi,
non pensiamo a prendere posizioni bruzie! Prendiamo posizioni nostrane.
Non possiamo impedire di fare in modo che il popolo possa dire la sua». Alle 23 il voto, per chiamata nominale. Diciotto i sì e quattro i no. Il consiglio approva.
Adesso la “palla” passa alla Regione Calabria. E poi, si spera, ai cittadini.