di ROSSELLA MOLINARI Negato il diritto allo studio: è sospeso da oltre un mese il servizio di trasporto per gli studenti diversamente abili che frequentano gli istituti scolastici superiori cittadini. Il
conflitto di competenze blocca i mezzi e nessuno è in grado, al momento, di trovare una soluzione. Ma ciò che è ancora peggio è l’indifferenza della cosiddetta società civile. Gli alunni portatori di disabilità non sono nelle condizioni di poter frequentare le lezioni, a meno che le famiglie, quelle che se lo possono permettere, non provvedano autonomamente a portare i propri figli a scuola.
Siamo di fronte ad una gravissima violazione di diritti costituzionalmente garantiti e nessuno si indigna, nessuno reagisce. Tutto sembra passare sotto silenzio.
Bene ha fatto il dirigente del Liceo classico “Giovanni Colosimo” e del Liceo scientifico “Fortunato Bruno”, prof. Pietro Antonio Maradei, a lanciare il
grido di protesta, preannunciando azioni legali se la situazione dovesse persistere. Si profila anche
l’interruzione di pubblico servizio. Bene ha fatto ad indignarsi per un andazzo che acuisce le discriminazioni e davvero poco si addice ad una società che si definisce civile. Possibile che debba essere solo l’istituzione scuola a farsi carico della questione? Davvero non interessa a nessun altro, se non alle famiglie degli alunni interessati e a qualche associazione di volontariato? E le altre associazioni, quelle che si “spendono” per il sociale, dove sono? E dove sono le altre istituzioni? Dov’è lo Stato che dovrebbe garantire uguali diritti a tutti? Il grido d’allarme lanciato dal dirigente Maradei, quasi in solitaria, sarà come il sassolino gettato nell’acqua dal quale si propagano tanti cerchi o andrà inascoltato direttamente a fondo? La situazione è grave, ma ancora più gravi sono il disinteresse e l’inerzia di vari soggetti, il che porta il dirigente scolastico ad affermare senza esitazione che
di fronte ad un caso del genere «sarebbe dovuta scoppiare una rivoluzione civile». Sarà che ormai la società è talmente assuefatta che non è più in grado nemmeno di indignarsi, sarà che finché un problema non ci tocca da vicino non lo consideriamo nostro. Ma quanto sta accadendo non merita silenzio e indifferenza. Andiamo con ordine. Dallo scorso 7 gennaio, giorno in cui sono riprese le lezioni dopo le festività natalizie, il trasporto degli alunni diversamente abili non è stato più attivato. Si tratta di un
servizio fondamentale e garantito dalle leggi dello Stato, che prima era di competenza dell’ente Provincia. «Non ci sono mai stati problemi ‒ ha affermato il dirigente Maradei in conferenza stampa ‒ anzi. Lo scorso anno si è verificata un’esigenza particolare e la mia richiesta è stata tempestivamente esaudita con l’immediata risoluzione del disagio». Oggi vi è
un conflitto di competenze che, dalla Provincia, sarebbero passate in capo alla Regione Calabria. E ciò sta determinando
paralisi del servizio, che viene solitamente gestito dal Comune (al quale viene affidato il pulmino e che procede all’appalto con chi, materialmente, si occupa poi del trasporto) sulla base di un trasferimento di fondi di cui ora si sono perse le tracce. E in questo marasma, ognuno sembra impotente. Affiancato dal vicepreside
prof. Salvatore Martino e dalla coordinatrice del Gruppo H
prof.ssa Stefania Perrotta, il dirigente Maradei incassa
il sostegno dell’Unitalsi che, tramite la
presidente della sottosezione coriglianese Donatella Novellis, si dichiara disponibile a condurre insieme questa battaglia. Il Comune, attraverso
l’assessore alla Cultura Tommaso Mingrone, ribadisce che il servizio non è di propria competenza e che bisogna fare pressione sulla Regione Calabria. Intanto, ne vanno di mezzo la dignità e i diritti degli alunni diversamente abili. E, a tal proposito, il dirigente Pietro Antonio Maradei ribadisce quanto sancito dal Decreto legislativo 112/1998, dall’articolo 118 della Costituzione italiana e dal Trattato di Lisbona, introducendo anche il discorso sul
principio di sussidiarietà che sposta la ripartizione gerarchica delle competenze verso gli enti più vicini al cittadino e, quindi, più vicini ai bisogni del territorio. «Il Comune ‒ afferma Maradei ‒ non può limitarsi a dire che non è di sua competenza: provveda ad attivare il servizio e si rivalga poi sugli altri enti». Il nocciolo della questione, ancora una volta, è squisitamente economico:
l’Amministrazione comunale, informa l’assessore Mingrone, non ha un apposito capitolo di bilancio. Ma
di che somma parliamo? Dodicimila euro. Annui. Il buonsenso rende superfluo ogni commento.