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Corigliano, arrestati tre presunti scafisti

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Facevano parte di una «pericolosa organizzazione criminale. Dedita al traffico di esseri umani dalla Libia all'Italia». La squadra mobile di Cosenza, in collaborazione con la Capitaneria di Porto di Corigliano e con il Reparto operativo aeronavale della Guardia di finanza, ha eseguito tre fermi nei confronti di due cittadini siriani e uno libico. Ritenuti responsabili dello sbarco di oltre 600 migranti, avvenuto lo scorso 26 maggio nel porto di Corigliano. Su disposizione della Procura di Castrovillari, il gip ha disposto il provvedimento per Khaled Thaled, 24 anni siriano; Ahmad Dej, 24 anni siriano; Siraj Alakari, 21 anni, libico.
LE INDAGINI
Le indagini si sono avvalse della collaborazione di un migrante senegalese. E hanno consentito di accertare come gli individui fermati fossero coloro che a Sabrata (in Libia) facevano parte dell'organizzazione criminale che gestiva il traffico di esseri umani verso le coste italiane. In particolare assicurando la guardia armata all'interno del campo dove erano tenuti nascosti i migranti. Per poi imbarcarsi loro stessi la mattina del 23 maggio scorso dalla spiaggia della medesima località. Non prima però di aver lasciato a riva i fucili di cui erano muniti. Per gli inquirenti sono loro che avevano materialmente condotto il gommone con i migranti poi soccorso nel Canale di Sicilia. I tre sono stati trovati in possesso di diversi telefoni cellulari, denaro contante e supporti informatici. Che sono stati sequestrati in attesa di un'accurata analisi per estrarre i dati contenuti. I fermati sono stati portati nel carcere di Castrovillari. I dettagli dell'operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa che si è svolta nella Questura di Cosenza.
LA CONFERENZA STAMPA
Il questore di Cosenza Giancarlo Conticchio ha evidenziato «l'importanza di un'azione sinergica che sugli sbarchi sta dando ottimi risultati». «Gli sbarchi sono destinati ad aumentare - ha spiegato il procuratore capo di Castrovillari Eugenio Facciolla -. Soprattutto con l'arrivo della bella stagione. Stiamo infatti collaborando con la Prefettura. In questa operazione, che ha portato all'arresto di tre scafisti, è emerso che gli immigrati vengono trattenuti in condizioni di segregazione affinché qualche familiare non paghi il viaggio per venire in Italia. Ho letto testimonianze atroci e ascoltato racconti raccapriccianti. Noi siamo preoccupati. Non dobbiamo pensare solo al momento dello sbarco ma anche a quello che succede prima e dopo. Stiamo cercando di alzare l'asticella delle investigazioni. Di solito prendiamo lo scafista puro che ha il compito di condurre le imbarcazioni. La differenza di questa vicenda è proprio che gli arrestati hanno un ruolo diverso». Il procuratore Facciolla ha lanciato l'allarme sul problema dei minori per il quale si è detto «molto preoccupato»: «Quando si allontanano dalle strutture noi perdiamo le tracce e non riusciamo più a rintracciarli». Il capo della Mobile, Fabio Catalano, ha illustrato i particolari di questa indagine: «Abbiamo accertato, grazie a questa task force, che non si è trattato di semplici scafisti. Si tratta di due cittadini siriani e di un libico che si occupavano della vigilanza armata nel capannone in cui i migranti erano stipati. Queste organizzazioni sono solite usare la violenza e in alcuni casi si può arrivare persino all'uccisione.
CORIGLIANO, LA SITUAZIONE DEGLI SBARCHI RICHIEDE MASSIMA ATTENZIONE
È emerso che gli immigrati vengono sottoposti ad atroci torture. Parliamo di oltre 600 persone sbarcate lo scorso 26 maggio. Ci siamo avvalsi anche del racconto di alcuni migranti che sono stati associati ad altri elementi sulla base dei quali la Procura ha chiesto gli arresti accolti dal gip». Si è trattato di uno sbarco complesso anche nella sua modalità, come è stato evidenziato dal tenente colonnello Domenico Tavone, comandante del Reparto operativo aeronavale della guardia di finanza: «Di solito ci imbattiamo in piccoli pescherecci ed è più semplice agire. Invece in questo caso ci siamo trovati di fronte a una grande nave con oltre seicento persone. Ci siamo dovuti guadagnare anche la fiducia dei migranti che, dopo una iniziale diffidenza, hanno cominciato a raccontarci delle violenze subite». La situazione degli sbarchi richiede la massima attenzione. Il capitano di fregata della guardia costiera di Corigliano, Canio Maddalena, ha il quadro ben chiaro del problema anche per il crescente numero di pescherecci con migranti che sta arrivando al porto di Corigliano. Il questore si è soffermato, infine, sull'aspetto umano degli sbarchi e anche sul problema dei minori non accompagnati: «Organizzare e gestire masse umane di questo tipo non è facile ma se è stato possibile fare questo vuol dire che la macchina dei soccorsi funziona». Fonte: Corriere della Calabria
Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

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