«Il
Pd è stata la più grande delle mie delusioni, perché non lo ritengo più un partito di sinistra; è saldamente occupato e non ha più democrazia interna». Sono parole di fuoco quelle pronunciate da
Mario Sero, per anni esponente di punta del Pd di
Cariati, più volte candidato a sindaco, dopo avere ricoperto la carica di assessore comunale e capogruppo.
Perché ha aspettato questo momento per dimettersi da consigliere comunale? «Avrei dovuto farlo all’indomani delle elezioni comunali del 2011, ma sono certo che nessuno avrebbe compreso. La sconfitta elettorale, l’umiliazione e lo schiaffo politico assestatomi alle ultime competizioni amministrative, non mi consentono di proseguire oltre e pertanto è giusto e doveroso arrendermi per rispetto sia del dato elettorale, che di me stesso».
Come ha vissuto gli ultimi tre anni da consigliere comunale? «In questi anni ho svolto il mio compito denunciando sempre il malaffare. Alla fine mi sono arreso, perché le mie lotte non hanno prodotto nulla ed è giusto prendere atto del fallimento. Quando, per più di una volta, non si riesce a vincere le elezioni è giusto farsi da parte e lasciare spazio ad energie fresche: questo ho inteso fare, in estrema solitudine, resistendo alle pressioni in senso contrario».
Perché si è dimesso dal Pd del quale è stato più volte candidato sindaco? «Ho restituito la tessera del Pd, oltre due anni addietro, quando il Pd nazionale, in accordo col Pdl, ha privilegiato il
Tribunale di Castrovillari e quello di Paola decretando, di fatto, la chiusura di quello di
Rossano. Ma questo è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso».
Oltre a questo, può dirci qualche altra motivazione più squisitamente politica o di partito? «Restituire la tessera dopo 33 anni di militanza non è né semplice né facile. Mi ha sempre appassionato la politica, ma debbo constatare di non trovare interlocutori con i quali confrontarmi o condividere le mie idee rigorosamente e sfacciatamente di sinistra: sono stanco di predicare in un deserto di uomini e di idee».
Non teme che qualcuno potrebbe accusarla di codardia? «Spero proprio di no, perché in tanti anni di militanza politica e amministrativa, mi sono sempre battuto in difesa dei diritti dei più deboli, sono rimasto sempre fedele ai miei ideali, sono rimasto sempre libero e non ho mai asservito la mia coscienza se non al compimento del proprio dovere morale, politico, professionale».