Sibari-Co-Ro, arriva il ricorso a Mattarella e i fondi rischiano di essere revocati
37 espropriati, su oltre 300 soggetti interessati, si sono appellati al Presidente della Repubblica per fermare il progetto della nuova SS106. Ma il Decreto interministeriale parla chiaro: se salta cronoprogramma, saltano i fondi
CORIGLIANO-ROSSANO – È arrivato sul tavolo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, lo scorso giovedì 26 settembre, il ricorso contro le procedure di approvazione del Piano di Fattibilità Tecnico Economico della nuova Statale 106 Sibari-Corigliano-Rossano. L’appello, patrocinato dall’avvocato Giovanni Spataro del Foro di Cosenza, è arrivato al massimo organo democratico dello Stato (e non come si immaginava al Tribunale Amministrativo della Calabria a causa della decorrenza dei termini) dopo essere stato sottoscritto da 37, tra imprese e persone fisiche, degli oltre 300 soggetti interessati dalle procedure di esproprio, permanente e/o temporaneo, per la realizzazione dell’opera. Senza ombra di dubbio si tratta di un “cavillo” burocratico rilevante che potrebbe far slittare di mesi, se non addirittura di anni, la realizzazione della nuova Strada con l’eventualità concreta di una revoca dei fondi, per come previsto dal Decreto Interministeriale dell’ottobre 2023.
Dicevamo del ricorso. Gli espropri preordinati all'esecuzione delle opere di ampliamento e messa in sicurezza della nuova strada, che dovrebbe attraversare per un lungo tratto il cosiddetto corridoio ferroviario jonico compreso tra l’intersezione con la SS534 ed il viadotto Coserie, hanno innescato malumori tra alcuni proprietari di terreni agricoli coltivati a uliveti e agrumeti del territorio.
I ricorrenti, infatti, nelle 43 pagine del documento rivolto al Presidente della Repubblica, si oppongono fermamente alle determinazioni della conferenza dei servizi decisoria, approvate dal Commissario Straordinario dell’opera Massimo Simonini, sostenendo che il tracciato che si articola per circa 32 chilometri, sarebbe stato adottato bypassando le necessarie approvazioni dei consigli comunali di Cassano Jonio e Corigliano-Rossano, richieste per procedere con varianti urbanistiche radicali. Le criticità sollevate nel ricorso riguardano, tra l'altro, l’indebita accelerazione del procedimento burocratico – che ricordiamo essere sotto il vincolo del Commissariamento per effetto dell’allora Decreto Sblocca Italia - con un'insufficiente valutazione dei costi e benefici dell'opera, e la mancata conclusione di verifiche tecniche essenziali, quali l'analisi preventiva dei rischi archeologici, ambientali e strutturali.
Di fatto, a parere dei ricorrenti, non sarebbe stata fatta la giusta valutazione dei terreni da espropriare (ma a quanto pare ancora nessuno conosce questo dato), non ci sarebbero le risorse giuste per coprire questo capitolo di spesa e, tra l’altro, ci sarebbe un tratto del tracciato, quello che bypassa Corigliano scalo, progettato in viadotto urbano che non sarebbe assolutamente conforme né alle direttive paesaggistiche tantomeno alle prescrizioni da rischio idrogeologico.
Il ricorso, tra l’altro, solleva anche preoccupazioni sui potenziali impatti ambientali e socioeconomici, con una richiesta esplicita di sospensione cautelare delle operazioni previste, fino a quando non si assicuri una maggiore trasparenza e rigore procedurale.
Insomma, mentre sulla Crotone-Catanzaro, che ha seguito lo stesso iter procedurale della Sibari-Corigliano-Rossano, si è in fase di procedura di gara per aggiudicare l'appalto integrato per la progettazione esecutiva e i lavori (che dovrebbero iniziare nel primo semestre 2025), nella Sibaritide la procedura potrebbe seriamente impantanarsi e in modo definitivo.
Atteso che, ad oggi, non ci sono né le condizioni per rivedere il tracciato, in quanto significherebbe azzerare le procedure progettuali e ripartire da zero, mettendosi in coda rispetto ad altri progetti di ammodernamento che sono in itinere lungo la SS106 (su tutti la riqualificazione della Rossano-Crotone e la variante dell’area Grecanica, nel reggino), il rischio – dicevamo – che i fondi (1,2 miliardi di euro) ad oggi destinati alla Sibari-Co-Ro vengano revocati e destinati ad altre opere è più che concreto. E questo lo stabilisce l’articolo 4 comma 2 e 3 del Decreto Interministeriale 257/2023 ribadendo che «nelle ipotesi di mancato rispetto dei termini previsti dai cronoprogrammi procedurali … la Direzione generale per le strade e le autostrade, l’alta sorveglianza sulle infrastrutture stradali e la vigilanza sui contratti concessori autostradali del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti provvede alla revoca dei finanziamenti erogati (comma 2). Nelle ipotesi di revoca … le risorse revocate sono riprogrammate, con separata evidenza, nell’ambito del Contratto di programma sottoscritto con ANAS in relazione alle priorità di finanziamento degli interventi sulla rete stradale di interesse nazionale e a riduzione dei fabbisogni finanziari (comma 3)».