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Ranucci infiamma le coscienze di Co-Ro con il suo appassionante viaggio nel giornalismo d'inchiesta - VIDEO

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CORIGLIANO-ROSSANO –  Il giornalismo d’inchiesta in Italia porta un solo nome, quello di Sigfrido Ranucci. Da anni simbolo di integrità e rigore professionale, non ha mai ceduto alle pressioni e ai ricatti di coloro che avrebbero voluto limitare la sua preziosa attività di ricerca della verità, dentro e fuori i confini del servizio pubblico. La storia personale e le vicende legate alle inchieste più importanti della sua vita sono state al centro del racconto del suo nuovo libro “La scelta”, edito da Bompiani, presentato venerdì sera all’Anfiteatro Rino Gaetano di Corigliano-Rossano.

L’evento, condotto dal direttore dell’Eco dello Jonio Marco Lefosse che ha dialogato con l’autore, è stato organizzato dalla titolare del Mondadori Store di Corigliano-Rossano, Noemi Granata, con il patrocinio del Comune di Corigliano-Rossano, parte del cartellone degli eventi del CoRo Summer Fest 2024 e quarto ed ultimo appuntamento della rassegna estiva di lettura Autori d’(A)mare (6^ edizione). Presente per i saluti istituzionali anche il sindaco della città Flavio Stasi.

 

Sin dalle prime battute emerge la figura di un uomo appassionato e schietto, capace di fare immergere il pubblico nella cronaca dettagliata, lucida e senza censure dei fatti e delle esperienze più importanti della sua carriera, mostrando i rischi e le sfide che hanno accompagnato le indagini e segnato punti di svolta nella sua attività professionale. 

Dall’inchiesta sull’utilizzo del fosforo bianco come arma chimica di guerra da parte degli Stati Uniti durante la battaglia di Fallujah – una vera esclusiva internazionale che ha svelato i crimini di guerra da parte degli Usa e che ha mostrato in maniera esemplare come il giornalismo d’inchiesta possa sfidare il potere battendosi per la verità - al crollo delle Torri Gemelle, e poi ancora l’incontro fra Renzi e l’uomo dei servizi segreti Mancini, il caso Tanzi e le vicende di Tosi legate alle infiltrazioni ‘ndranghetiste a Verona.

Ranucci – lo ha ribadito più volte nel corso della serata – crede fermamente nel valore del servizio offerto dall’informazione libera ed indipendente, reale ed oggettiva, sebbene questa possa comportare dei rischi e delle difficoltà. Il giornalista, infatti, ha ricordato le innumerevoli querele, le minacce e i falsi dossier che lo hanno accompagnato e da cui si è dovuto difendere nel corso degli anni. Un passaggio emozionante lo riserva ad uno dei momenti più bui della sua vita in cui ha dovuto affrontare l’onta di una falsa accusa che rischiava di metterne a repentaglio la reputazione. Provvidenziale fu la chiamata del figlio che lo spinse a reagire e a dimostrare ancora una volta la verità.

Il libro è arricchito da alcune figure che hanno influenzato e supportato Ranucci nel suo percorso. Tra queste, spicca suo padre, atleta e finanziere carismatico, e Roberto Morrione, fondatore di Rai News 24 e suo mentore. Questi personaggi sono stati un esempio poiché hanno incarnato i valori di integrità e determinazione che egli considera fondamentali per il giornalismo d’inchiesta, il quale – se ben fatto - contribuisce ad accrescere in ciascuno il senso di giustizia spingendo i cittadini a battersi in difesa del bene comune. Stimolato dal direttore Lefosse ha quindi sottolineato un'altra determinante missione del giornalismo: accrescere la consapevolezza sui fatti e sul mondo che ci circonda. Solo così saremo in grado di comprendere la realtà ed orientarci attraverso le sfide che ci attendono.

In chiusura ha poi espresso preoccupazione per il futuro della libertà di informazione. Il riferimento è alle leggi liberticide che si stanno facendo strada negli ultimi mesi (una su tutte la legge Cartabia), che rischiano di cancellare processi importanti e di rendere anonimi gli imputati. Ed è qui che entra in gioco il ruolo del giornalismo che avrà la responsabilità fondamentale di mantenere viva la consapevolezza dei diritti e delle ingiustizie perpetrate ai danni della collettività tenendo accesi i riflettori sui fatti e sulle persone coinvolte affinché non cali mai l’ombra sulla verità.

La scelta” è dunque un’opera intensa che documenta l’importanza del giornalismo d’inchiesta e che offre anche una visione intima e personale di un uomo che ha dedicato la sua vita a cercare di raccontare la realtà. È un libro che ispira e incanta per la sua forza, e che invita a riflettere sul ruolo cruciale dell’informazione e sulla responsabilità di coloro che scelgono di seguire questa strada difficile ma necessaria.

Grazie a questo libro Sigfrido Ranucci, inoltre, vince la XIII edizione del Premio letterario Caccuri. Dopo essere stato selezionato dal comitato scientifico presieduto da Giordano Bruno Guerri, il saggio è stato votato da una giuria popolare e una nazionale composta in totale da 110 membri (30 nazionali e 80 accademici).

«Anche quest’anno il Premio raccoglie le migliori energie intellettuali del nostro Paese e le trasforma in forza culturale e comunitaria. I libri sono il miglior modo per leggere i cambiamenti della nostra società, capirne le direzioni, anticiparne le tendenze. Sono il fulcro del Premio che nel corso delle sue tredici edizioni ha saputo promuovere la Calabria straordinaria, la bellezza dei suoi borghi, la sua storia millenaria, la ricchezza del paesaggio e delle sue tradizioni». È quanto ha sostenuto Adolfo Barone, presidente dell’Accademia dei Caccuriani, in una nota congiunta con i due vice, Olimpio Talarico e Roberto De Candia. 
 

credit foto: Tonio Carnevale

Rita Rizzuti
Autore: Rita Rizzuti

Nata nel 1994, laureata in Scienze Filosofiche, ho studiato Editoria e Marketing Digitale. Amo leggere e tutto ciò che riguarda la parola e il linguaggio. Le profonde questioni umane mi affascinano e mi tormentano. Difendo sempre le mie idee.