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Riattivato l'Autovelox di Cantinella... per la gioia di politici e contabili

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CORIGLIANO-ROSSANO — Da ieri, 15 luglio, l'impianto autovelox sul vecchio tracciato della SS106, ora sotto la giurisdizione della Provincia di Cosenza, in località Cantinella nel comune di Corigliano-Rossano è nuovamente attivo. Tutto questo per la gioia di politici e contabili che inizieranno a fare cassa sulle disgrazie dei cittadini. Già, perché chi si muove su queste strade da terzo mondo che, però, vengono dotate dei più moderni sistemi di rilevazione della velocità, lo fa sapendo di poter incorrere costantemente in un pericolo, anche mortale. È l’esempio lapalissiano della costante dicotomia dei paradossi che si continuano a vivere nel nord-est della Calabria: ci impongono “sicurezza” su strade che sicurezza non ne hanno. Bah!

E questo evento solleva non pochi interrogativi sulla reale efficacia di tali dispositivi come strumenti di sicurezza stradale, ma che in realtà sono "trappole" per automobilisti ignari. Insomma, lupi travestiti da agnelli!

La ridondanza di questi strumenti di rilevazione elettiva della velocità, introdotti dagli enti territoriali, dicevamo, crea un paradosso difficile da ignorare. Invece di incrementare la sicurezza sulle nostre strade, infatti, autovelox, tutor e scout speed altre diavolerie di questo genere, sulle strade della Sibaritide non fanno altro che aumentare il pericolo. E non perché queste latitudini siamo speciali, semplicemente non siamo normali e non godiamo degli stessi diritti basilari per la mobilità di cui godono altri territori, anche della stessa Calabria. A dimostrarlo, i numerosi incidenti dove il tentativo di evitare queste apparecchiature porta inevitabilmente a situazioni rischiose, se non letali.

Il problema va ben oltre la vecchia SS106 e interessa molte altre strade del territorio provinciale. Le condizioni delle strade gestite dall’ente sovraordinato bruzio sono spesso disastrose, mancanti di manutenzione, piene di pericoli come crateri e voragini, non sono illuminate e spesso sono prive di segnalazione orizzontale e verticale (però per l'autovelox hanno fatto cartelli giganti e bellissimi, sigh!). Ecco perché la presenza degli autovelox e dei tutor di velocità in questo contesto appaiono non solo inutili ma anche controproducenti e pericolosi.

Un esempio lampante, di questa situazione paradossale, lo ha raccontato Mario Oliveto, residente nella località Thurio, che ha segnalato un nuovo scampato incidente sulla SP173, una delle provinciali che attraversano la Piana di Sibari e che interseca proprio il tratto fornito di autovelox. Qui, il manto stradale è praticamente inesistente e le buche la fanno da padrone. Stamattina – ha raccontato – è stato evitato l’ennesimo scontro frontale, per un soffio, quando un'auto ha cercato di evitare una delle numerose buche presenti sull’asfalto malridotto.

Una delle voragini di Thurio

A questo punto, servirebbe una riflessione seria e profonda sulla gestione delle strade provinciali. Perché si continua a investire in autovelox e tutor, quando le priorità dovrebbero essere altre? La manutenzione delle strade dovrebbe essere un imperativo, perché solo eliminando i pericoli fisici che si riscontrano sulle carreggiate si può realmente parlare di sicurezza.

Guardiamo i numeri: la Calabria, i comuni in particolare, incassa milioni di euro ogni anno dai sistemi di rilevazione elettronica della velocità. Tuttavia, si potrebbe domandare se questi introiti siano stati reinvestiti in misure tangibili per migliorare le condizioni delle strade o se siano piuttosto serviti a rimpinguare le casse degli enti locali senza un corrispondente miglioramento della sicurezza stradale.

Una delle aree con il più alto numero di strumenti di rilevazione della velocità è proprio la Calabria del nord-est. In tutte queste zone, i dispositivi per il controllo della velocità spesso coesistono con strade che sono tutt'altro che sicure.

 

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.