di LENIN MONTESANTO Il confronto politico in vista delle
amministrative del 2016 a Rossano sta prendendo purtroppo una brutta piega. Non si parla di contenuti. Non ci si confronta su eventuali progetti alternativi di sviluppo della città e del territorio. Non si dialoga, insomma, sul futuro. Prevalgono, al contrario, polemiche ed anche invettive spesso di natura personale, destinate a produrre ulteriore disinteresse nell’elettorato. Soprattutto in quella preziosa fetta di voto d’opinione che in questa città ha sempre avuto un peso specifico importante ed ha anche fatto la differenza. Eppure, se c’è un effetto positivo determinato dalla profonda crisi economica europea e nazionale di questi ultimi anni è la progressiva emersione di una diversa consapevolezza, in chi già riveste ruoli di classe dirigente ed in quanti a quei ruoli (ancora) ambiscono, rispetto alla sempre più difficile gestione della cosa pubblica. A causa soprattutto della sempre maggiore riduzione di risorse a disposizione degli enti locali, negli eletti e negli elettori si sta diffondendo (e finalmente!), un positivo e condiviso senso di responsabilità sulla complessità dell’amministrare nell’interesse generale e delle future generazioni. Non basta più attingere ai forzieri ormai svuotati di una pubblica amministrazione che, dallo stato centrale alle periferie, è stata trattata come un grande e tentacolare ammortizzatore sociale. A danno di tutti. A detrimento di ogni sano spirito imprenditoriale, salvifico per ogni società. A scapito di quello che oggi chiamiamo e rincorriamo come sviluppo durevole. Non soltanto, è finita una lunga stagione di sprechi, alimentati da una corruzione divenuta virale, senza alcuna reale contropartita in termini di sviluppo (la corruzione c’è anche in Germania, ma al netto di uno Stato che almeno, lì, funziona!). Quella che è fallita, sotto le macerie di un Paese oggi devastato da emergenze divenute di portata epocale (dal dissesto idrogeologico ai rifiuti, dall’elevatissimo costo del lavoro al mostro della burocrazia, dai gap infrastrutturali all’incapacità di sfruttare le risorse europee) è la concezione stessa della governance pubblica, nazionale e locale. Con almeno due effetti paralleli e perversi. Da una parte, la sempre più tangibile sensazione, anche in chi comunque si reca ancora al voto, di contribuire paradossalmente a far correre, ai territori ed al Paese, il rischio di ritrovarsi in situazioni di assurdo stallo decisionale. E gli esempi non mancano. Dall’altra, l’aumento costante dell’astensionismo, punta dell’iceberg di un distacco sempre più forte ed ingestibile tra le cittadinanze ed una classe politica vissuta, subita e trattata come autoreferenziale. Con la democrazia che diventa perversa. In questo scenario nazionale e generale, già ipotecato nei fatti da decenni di errori e dagli effetti a lungo termine di una mala amministrazione a tutti i livelli, rischia di diventare ancor di più insopportabile il dover assistere a campagne elettorali prive di visioni e di sostanza. Proprio come sta in parte accadendo anche nell’agone politico rossanese, da mesi in evidente fibrillazione rispetto alla scadenza naturale dell’attuale compagine amministrativa di centro destra, guidata da
Giuseppe Antoniotti il quale, come è noto, non ha mai smentito l’intenzione (da noi attribuitagli) di ricandidarsi. Mancano diversi mesi all’apertura ufficiale della campagna elettorale e ad oggi mancano all’appello sia forze politiche (il solito centro sinistra locale in cerca d’identità e d’autore) che potenziali protagonisti (con la sola eccezione di
Ernesto Rapani, espressione di Fratelli d’Italia). Ciò che però non manca già adesso è un po’ di nausea anticipata per l’aridità di un dibattito che sta rischiando di avvitarsi su argomenti, rivendicazioni e contese reciproche che nulla possono aggiungere all’esigenza generale di indicare e soprattutto di far comprendere alla popolazione quale prospettiva, diversa ed alternativa, si ha in mente per la Rossano dei prossimi decenni. Le questioni aperte sono davvero tante. Bisognerebbe soltanto parlarne un po’ di più nel merito e preferirle ad altre polemiche; per continuare a dividersi certo, ma seriamente e sulle diverse strade di governo percorribili. Servirebbe forse un igienico passo indietro da parte dei duellanti, reali e potenziali. A vantaggio di tutti. E nella consapevolezza che, senza creatività ed ingegno istituzionali, nei comuni oggi non si può più neppure tirare a campare come accaduto in passato. Ciò che gli elettori sanno benissimo.