Mi‘Ndujo sostiene la candidatura della “Cucina italiana” a bene immateriale Unesco
«L’ottenimento di questo prestigioso riconoscimento potrebbe contribuire a rafforzare la difesa di quello che è stato definito come “il diritto di restare”»
COSENZA – «Un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui saperi locali; un mosaico di tradizioni che riflette la diversità bioculturale del Paese. Non possiamo che apprezzare le basi sulle quali si fonda la candidatura della Cucina Italiana nella lista dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità: agricoltura, sovranità alimentare e cultura».
È quanto dichiara lo staff di Mi‘Ndujo, la rete del primo panino calabrese veloce, territoriale, identitario e di qualità confermando il proprio sostegno al percorso intrapreso dal Governo Nazionale e che va nella direzione di riconoscere il valore universale di un patrimonio in cui anche la Calabria, con i suoi artigiani della terra e del gusto, professionalità e generazioni che tramandano le ricette della memoria e della tradizione, rivestono e voglio continuare ad interpretare un ruolo protagonista e trainante per tutto il Sud.
«L’ottenimento di questo prestigioso riconoscimento – aggiungono – potrebbe contribuire a rafforzare la difesa di quello che anche l’assemblea pubblica dei giovani imprenditori di Unindustria Calabria, svoltasi a Vibo Valentia nei giorni scorsi, ha voluto definire non a caso il diritto di restare; quella libertà di partire o di restare che purtroppo non è dettata da un semplice desiderio ma da quella che viene vissuta, subito o solo presentata, anche a causa dell’oicofobia imperante, come una necessità».
«Perché è nel ritorno manageriale delle nuove generazioni alla loro terra e nella militanza quotidiana e sorridente di tutta la rete produttiva territoriale per la tutela e per la comunicazione sempre più intelligente, ragionata e convinta della bellezza, della forza e della competitività distintiva della nostra biodiversità agroalimentare ed enogastronomica, che risiede – scandiscono – la più efficace via d’uscita culturale e soprattutto economica di tutto il mezzogiorno, vero valore aggiunto di un’Italia più competitiva nel mondo».
Iniziato nel 2020, il percorso di candidatura per la cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale come patrimonio immateriale dell'umanità all'Unesco, è stato promosso dai ministri dell'Agricoltura e sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e della Cultura Gennaro Sangiuliano. La Commissione nazionale, presieduta da Franco Bernabè, ha approvato la candidatura nella Lista dei patrimoni culturali immateriali dell'umanità. Adesso il dossier sarà presentato dal ministero degli Esteri all'Unesco per far partire l'iter di valutazione che dovrebbe concludersi entro il 2025.