Potabilizzatore dei Laghi di Sibari, le relazioni dei tecnici sono «angoscianti»
I filtri chiarificatori e carboni attivi non funzionano, quindi l'acqua non si depura come dovrebbe. La relazione evidenzia: perdite e rattoppi sugli impianti, vasche con presenza di ruggine e sporcizia
CASSANO JONIO - Questione del potabilizzatore dei Laghi di Sibari: sono arrivate le prime relazioni dei tecnici, pesanti e angoscianti, che confermano lo stato abbandono e la mancanza di interventi all'impianto oltre che l'atteggiamento scorretto messo in campo dall'Associazione Laghi di Sibari.
«Questi documenti, redatti di tecnici e dagli esperti, di cui diamo conto e che pubblichiamo integralmente – commenta il sindaco Giovanni Papasso – ci dicono cosa sta succedendo e cosa sia successo in passato col potabilizzatore dei Laghi di Sibari e, soprattutto, il perché siamo stati costretti a intervenire e fare chiarezza».
Nella relazione redatta dall'Ingegnere Maurizio Gimigliano, specializzato nel trattamento delle acque, emerge come: già sulla prima vasca posta all'esterno del sito in cui è alloggiato l'impianto esistente, dove si raccoglie l'acqua che arriva dai pozzi artesiani, si notano tutta una serie di problemi importanti in quanto «la stessa – si legge nella relazione – è completamente aperta a parte un tetto e facilmente inquinabile sia da persone che animali in quanto non esiste alcuna zona di rispetto come indicato dalla legge. Oltretutto appare sporca, con presenza di crescite algali e con depositi importanti al punto che l'impressione è che sulla stessa non sia mai stata effettuata una manutenzione. Probabilmente il pensiero di chi gestiva l'impianto era che tanto, dosando ipoclorito di sodio come agente ossidante, tutto sarebbe stato contenuto. Ciò che si è trascurato è che più cloro si utilizza più sottoprodotti si formano. Questi sottoprodotti della clorazione sono cancerogeni quindi, come indicato dalla legge 18/23, dovrebbero essere ridotti al minimo e mantenuti con una concentrazione al di sotto di quanto indicato dalla legge».
Analizzando l'impianto di potabilizzazione all'interno si comprende che «la filosofia di un dosaggio ...selvaggio... è normalità in quanto non esistono sistemi di controllo e regolazione delle pompe dosatrici utilizzate». Altri elementi evidenziati: filtri chiarificatori e carboni attivi non funzionano: «gli automatismi degli stessi – si legge ancora – appaiono non funzionanti non garantendo quindi il lavoro a cui sono deputati» tradotto: l'acqua non si depura come dovrebbe. Idem per il carbone attivo non sostituito e, quindi, inutili. La relazione evidenzia: perdite e rattoppi sugli impianti, vasche in acciaio poco manutenzionate con presenza di ruggine e sporcizia. Segni che, per gli esperti, «permettono di immaginare le modalità di gestione utilizzate». Chiaramente la relazione dell'ingegnere Gimigliano evidenzia tutti gli interventi necessari e da attuare nel brevissimo tempo e ai quali stiamo già provvedendo.
Sulla stessa lunghezza d'onda è la formale diffida che l'impresa Teodoro D'Ambrogio, anch'essa specializzata in potabilizzazioni, nei giorni scorsi ha inviato all'associazione Laghi di Sibari sottolineando che la prima nota di AssoLaghi li ha tirati strumentalmente in ballo «pregiudicando gravemente la loro immagine apparsa all'opinione pubblica trasformista». L'impresa ha solo eseguito alcune riparazioni di manutenzione per l'Associazione Laghi di Sibari ma dalle lavorazioni è rimasto escluso qualsiasi intervento specifico sul funzionamento dell'impianto di potabilizzazione. «Anzi – si cita testualmente – in tale documento si è evidenziata pure l'impossibilità di procedere con alcune necessarie riparazioni e si è suggerito di procedere ad automatizzare i lavaggi che venivano eseguiti manualmente». Nel documento l'impresa D'Ambrogio chiede e diffida Assolaghi «ad effettuare le precisazioni opportune a far emergere la correttezza e competenza della nostra azienda nelle lavorazioni affidate», precisazioni mai arrivate.
«Queste due relazioni firmate dagli esperti – chiude la sua disamina il sindaco Papasso – ci offrono la chiave di lettura del perché siamo attaccati violentemente dopo aver sollevato la questione del potabilizzatore. Atti che abbiamo già prodotto nel relativo ricorso al Consiglio di Stato, che pubblichiamo per fare chiarezza e per dimostrare che tergiversare oltre sarebbe stato un delitto. Speriamo che stavolta si abbia il buon senso di leggere e capire cosa dicono i tecnici. Questo voglio dire quando la politica deve stare fuori dai Laghi di Sibari perché la salute pubblica è qualcosa su cui non si scherza. Ora bisogna far calare il sipario su questa strumentale polemica e lavorare per risolvere il problema ed evitare in errori che danneggiano solo i cittadini, i residenti e i diportisti dei Laghi di Sibari. Se qualcuno ha ancora dubbi può leggere le due relazioni che pubblichiamo integralmente e che sono ben altra cosa del chiacchiericcio sui social o sulle darsene».