«Abbiamo un sindaco "liquido", ieri sostenuto dalla sinistra e poi dal Pd. Oggi guarda addirittura alla Lega»
Salimbeni, ex consigliere di maggioranza passato all'opposizione: «Ce ne andammo perché ritenevamo che la conduzione amministrativa perorata da una parte della maggioranza ci avrebbe portato alla distruzione della città unica»
CORIGLIANO-ROSSANO – Torniamo a calarci nella realtà politica della città di Corigliano-Rossano e nelle dinamiche che la attraversano. Per capirne qualcosa di più abbiamo pescato nella larga opposizione cittadina. È intervenuto nel nostro studio Mattia Salimbeni, consigliere di Azione, ospite stasera all’Eco in Diretta, il talk della nostra testata condotto dal direttore Marco Lefosse.
Un’opposizione assopita la nostra, che sembra impalpabile: «Io non sono di questo avviso – afferma Salimbeni -, l’opposizione c’è ed è presente sia nelle istituzioni che tra la gente. Il 90 % dei punti all’ordine del giorno è frutto delle forze di opposizione. Considerate che se oggi si parla di grandi temi è per merito nostro. Noi abbiamo una maggioranza silente e un sindaco che comunica solo tramite facebook e che parla, sostanzialmente, di banalità. Parlare di finanziamenti intercettati senza dire come e quando verranno impiegati è fuorviante. Parla della buca, dell’installazione del palo della luce… se oggi si parla di Enel e di Porto, o quanto meno si apre il dibattito su questi temi, è grazie a noi».
Ma il sindaco sembra di tutt’altro avviso. Più volte ha espresso il “disagio” derivante dal silenzio delle opposizioni. Senza queste forze politiche di contrasto amministrare diventa complicato; le dinamiche politiche, si sa, si reggono proprio su questo gioco di forze. Se tale stato di cose può sembrare, prima facie, favorevole alla lunga può logorare i meccanismi dialettici su cui si basa il confronto-scontro di un sano governo cittadino.
«Ma cosa volete che dica il sindaco della sua opposizione – ribatte Salimbeni -? È chiaro che darà un giudizio negativo. Ciò che posso dire è che l’opposizione, nei numeri, è molto ampia. Nei fatti però siamo in pochi a stimolare il dibattito. A parlare sono gli eventi: abbiamo un sindaco che si regge su un solo consigliere. Se a quest’ultimo dovesse venire un raffreddore Stasi non potrebbe tenere i Consigli comunali. Ci sono stati, infatti, dei precedenti. In alcune occasioni, dove le sedute erano a rischio, i consiglieri di opposizione sono passati in maggioranza ed hanno fatto sì che si procedesse con la riunione consiliare».
Salimbeni, lo ricordiamo, oggi fa parte del gruppo politico di Azione che rappresenta in questo momento uno dei partiti numericamente più importanti della città. La sua elezione, però, avvenne nella lista civica di “Corigliano-Rossano domani”, lista che sostenne l’elezione a sindaco di Flavio Stasi. Poi cambio di rotta e abbandono della maggioranza «per scelte politiche». Di solito il cambio avviene nell’altro senso…:
«Siamo stati un’eccezione – afferma -. Non rinneghiamo il lavoro svolto in quei primi anni, anzi. Se va a vedere lo “Stasi 1” è quello che ha ottenuto più risultati. Mentre lo “Stasi 2”, a parte concerti ed eventi (fatti perché hanno un buon Assessore allo Spettacolo che dimentica, però, di essere anche Assessore al Turismo), non ha raggiunto grandi obiettivi. Tra l’altro vorrei sottolineare che l’assessore in questione non rientra nemmeno, se vogliamo, nel disegno politico di Stasi essendo uno storico elettore di centro-destra. Noi, comunque, ce ne siamo andati perché ritenevamo che la conduzione amministrativa perorata da una parte della maggioranza ci avrebbe portato alla distruzione della città unica. Si è rinunciato sin da subito a governare e a gestire il processo di fusione. In più si è adottata una linea che sembrava scientificamente rivolta ad aizzare e stuzzicare una parte della popolazione, quella coriglianese, che è da sempre la più ostile alla fusione. E noi questo lo abbiamo segnalato. Luì banalizzò le critiche mosse da chi raccoglieva questo malcontento; chiedemmo la riorganizzazione dell’assetto degli uffici e pubblicammo addirittura una lettera di quattro pagine con tutti i punti da sottoporre a revisione».
E aggiunge: «E dirò di più, il sindaco non è ascrivibile, come dice, ad un’area politica di sinistra. È piuttosto “liquido”, prende la forma del contenitore in cui è conveniente stare. In passato è stato sostenuto addirittura dalla Lega, ora è la volta del centro-sinistra»
Sulla fusione, quindi, pare ci siano molte incertezze e poca azione, anche in seno alla Giunta comunale. Il governo della fusione appare un ostacolo per la buona riuscita della stessa:
«Sì. Si dovrebbe governare il processo e ciò non è stato fatto. Molti della maggioranza ci hanno rinunciato e lo abbiamo capito in sede di Statuto. Ancora oggi, dopo quattro anni, non abbiamo uno statuto, non abbiamo uno stemma, non abbiamo un gonfalone. Dopo quattro anni non sappiamo bene cosa fare dell’area di Insiti. È normale che si parli ancora di ipotesi? Central park e via discorrendo? Per ciò che riguarda, invece, i gruppi promotori del ritorno all’autonomia dirò che rispetto questa battaglia. Io stesso ero tra quelli che non volevano la fusione perché pensavano avrebbe avuto un impatto negativo su entrambe le municipalità. Ciò non significa che io auspichi ad un ritorno delle due città distinte ma nessuno, con i fatti, mi ha fatto cambiare idea. E poi, aggiungo: siamo sicuri che il sindaco non sia tra quelli che, forse, in questo processo di fusione non ci credono? Io credo che bisognerebbe abbandonare le quisquilie e affrontare i temi seri, gli unici che avrebbero potuto accompagnare il processo di fusione».
E sulle cinque grandi sfide ci siamo chiesti quale sia la linea di Azione; come aggredirà i temi e come vorrà trattare le questioni in ballo:
«Noi ci stiamo battendo molto per la questione Enel. Abbiamo chiesto anche un Consiglio comunale. Chiedere, come fa il sindaco, ad Enel di restituire le zone come noi gliele abbiamo date negli anni ’70 è impensabile ed irrealizzabile. Si prendono in giro i cittadini e si rischia di avere il sito in quello stato per i prossimi 50 anni. Stasi deve solo fare quello che ha promesso: aprire una vertenza coinvolgendo sindacati, Regione, il Ministero per lo Sviluppo Economico ed Enel. Perché non si può tenere l’Enel in un angolo ed isolarlo, relegarlo a questioni locali».
«Sul porto – aggiunge - era stato chiesto, allo stesso modo, un consiglio comunale ed avevamo aperto un Tavolo istituzionale ampio dove sedevano l’Autorità Portuale, la Regione e la senatrice Abate. Qui si era ricominciato a parlare di sviluppo industriale, crocieristico, diportistico. La dinamicità degli eventi la conosciamo ma, pensate, in una settimana il sindaco riuscì ad incrinare i rapporti con tutti, dall’Ammiraglio Agostinelli alla senatrice Abate, perciò tutto è svanito».
Sicuramente amministrare una città è cosa complicata, ma chi dovrebbe dipanare la matassa non fa altro che aggrovigliarla. In questo la politica locale somiglia molto a quella nazionale, una costellazione di io ipertrofici che fanno “molto rumore per nulla”…