Mancano due mesi all’inizio dell’estate e, vista l’emergenza Coronavirus, sono tante le preoccupazioni dei lidi nostrani
di Josef Platarota Preoccupazione, disorientamento, scoramento e tanto sconforto. Questi sono i sentimenti che crucciano i proprietari degli stabilimenti balneari di Schiavonea e Rossano. Si brancola nel buio, tra strutture in plexiglass - che sembrano essere autentiche prese per i fondelli - e promesse di misure di sostegno. Per quanto le istituzioni nazionali e regionali pensano, la realtà è una cosa e la fantasia è un’altra. La carne viva di questo essere nel tempo e nello spazio sono i ragazzi-gestori di 25-30 anni e i pionieri dei lidi che, tra sacrifici e rinunce, aspettano quei mesi estivi (che poi, per forza di cose, si riducono a settimane se non giorni) per portare avanti la loro attività.
LA CRUDA REALTA' La realtà trova un muro su cui le istituzioni ci devono sbattere: «Spero che alla fine non ci facciano aprire. Troppe spese, troppe responsabilità e troppe limitazioni». L’ennesimo grido di dolore di una categoria che saprà per ultima di che morte dovrà morire. Parlando con gli addetti del settore della nostra città la voce è stata univoca: «chi si dovrebbe interessare a noi vive su Saturno o su Giove, non troviamo altra spiegazione. Il Covid 19 comporterà una spesa insostenibile aggiuntiva per quanto riguarda sanificazione, la riorganizzazione delle risorse umane e la messa in sicurezza. Il problema è che un lido deve iniziare la sua fase di gestazione almeno due mesi prima della sua effettiva apertura». «Sto cercando – ci rivela un altro imprenditore balneare – di ricevere della risposte dalle istituzioni, mi viene detto che adesso ci sono altre priorità e che si affronterà il tema a tempo debito. Noi, come tutto l’indotto, paghiamo sia una politica miope sul turismo e sia una tassazione che sta diventando sempre più fuori portata. Siamo al collasso».
BASTA BUROCRAZIA «Dal 4 maggio, non da luglio o agosto, - sottolinea un altro intervistato – pretendiamo la snellimento della burocrazia. È uno stillicidio di risorse e di possibilità». Un altro giovane proprietario di un lido a Rossano ci mostra la sua massima preoccupazione: «Ma anche se dovessimo aprire chi verrebbe sotto i nostri ombrelloni? Il Covid sta spazzando via la classe media e, soprattutto, la vacanza diventerebbe un lusso e non più un piacere».
RIPARTIRE Ma non manca la speranza e la voglia di mettersi in gioco: «siamo una categoria che tante volte è stata accusata di non saperci fare con la clientela, come se fosse colpa nostra e non delle tante sciagure perpetuate nel nostro territorio. Noi siamo un settore che ha conosciuto i danni e l’umiliazione di essere un territorio di serie B, senza strutture e di convivere con grandi e piccole catastrofi. Non dimentichiamo l’alluvione del 2015, allora cosa abbiamo fatto? Ci siamo rialzati. Lo faremo anche oggi».