Loro possono ribaltare la narrazione di questa terra
Daniele Lavia e Gabriele Laurenzano, i golden boy della pallavolo italiana, entrambi di Corigliano-Rossano, entrambi Sibariti: giovani, talentuosi, di tendenza con uno strepitoso potenziale per dare una nuova dimensione alla Calabria del nord-est
L’altra sera in TV, sulla Rai, chi li ha visti si sarà sicuramente emozionato. Daniele Lavia e Gabriele Laurenzano, sono tornati a farci rivivere le belle sensazioni dei Mondiali 2006 quando Ringhio Gattuso, da Schiavonea con orgoglio, stringendo la Coppa del Mondo tra le mani, esaltava la sua calabresità, il suo essere fieramente figlio di questo territorio.
Parlano ai microfoni delle reti nazionali ed in eurovisione, Daniele e Gabriele, con i colori della loro maglia addosso, quella della Trentino Volley. Sempre insieme, sempre con il nome della loro città sulle labbra. Con orgoglio. Loro sono, oggi, i golden boy dello sport nazionale, entrambi nativi di Rossano e cittadini di Corigliano-Rossano, la terza città della Calabria, grande, accogliente, integrante e pluriculturale.
«Rossano Caput Mundi» dice Lavia, con un bel sorriso che sprigiona identità, al giornalista che lo incalza sempre sulla sua Rossano.
Ma Rossano, Corigliano, Schiavonea… sono identità a sé, una quota parte di un quadro che ha un valore ancora più grande. E quel valore si chiama Sibari. Sibari come storia. Sibari come destinazione. Sibari come nuovo modo di pensare e pensarci, di farci vedere dal mondo.
Serve coraggio, serve oltrepassare uno steccato ideologico e culturale ancora, forse, troppo alto e lontano. Sì, ma non per le nuove generazioni. Che dopo aver osato la fusione di due grandi e storiche comunità, difendendola strenuamente contro quell’archetipo ormai vecchio e superato del campanile, ora devono avere il coraggio di saper cambiare narrazione.
Dirsi di Sibari non significa perdere identità. Tutt’altro. Significa rafforzare quel valore di appartenenza che è glocal, che è nostro.
Per farlo, serve sempre quell’ingrediente magico, che sta bene su tutto perché oggi manca su tutto… la consapevolezza. Un mood in loop che non ci stancheremo mai di ripete.
«Conosci te stesso» diceva Socrate. E se noi lo facessimo, se iniziassimo quel processo maieutico di ritrovare tutto quello che siamo partendo da noi stessi, capiremmo meglio quello che siamo.
Un esempio su tutti, rimanendo in tema pallavolistico: c’è un certo Fefè De Giorgi, lo strategico e magistrale coach della nazionale volley maschile, nativo della provincia di Lecce, che viene presentato sempre per il suo animo non leccese, non squinzanese ma salentino. Perché è il territorio che supporta e sostiene. Così come sarebbe bello che Daniele e Gabriele, oggi, venissero conosciuti al mondo come sibariti e non solo come rossanesi. Ma questo comporta un esercizio di coraggio. Da parte di tutti. Innanzitutto da parte delle istituzioni locali che dovrebbero iniziare ad avere più lungimiranza nel guardare in modo glocale, comprensivo, unificante il territorio che si estende da Rocca Imperiale a Cariati, passando per la grande Corigliano-Rossano, senza quelle poverissime barriere concettuali e territoriali.
Il nostro mondo è Sibari. Non inteso come un punto sulla carta geografica bensì come nuovo concetto sociale-culturale-commerciale-turistico di vedere e farci vedere.
E allora, perché non veicolare questo nuovo messaggio attraverso il volto bello e vincente di due valorosissimi giovani di questa terra? Perché non investire comunicativamente su questi due ragazzi per veicolare la “Destinazione Sibari” in Italia e in Europa?