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I banchi del Parlamento europeo sono stati realizzati in Calabria

6 minuti di lettura

Riportiamo di seguito un testo del professore Giuseppe Trebisacce che fa parte del progetto di ricerca, finalizzato alla ricostruzione della storia della scuola calabrese del Novecento.

Eduardo Raffaele Antonio Barone (Fagnano Castello, 1 dicembre 1881 - 11ottobre 1953).

Primogenito di Giovanni e di Chiarina Tarsitano, frequentò le scuole elementari al suo paese con il maestro Michele Anello, che era anche direttore del locale ufficio delle poste. Dopo una breve esperienza lavorativa come aiutante postale, prese a viaggiare, prima negli Stati Uniti e poi in alcuni Paesi europei, visitando Musei, monumenti e Gallerie d’arte per appagare il suo vivo senso artistico. Nel 1909 sposò la nobildonna Teresina Fiore, dalla quale non ebbe figli ma dalla quale ricevette un generoso sostegno per le sue molteplici iniziative sociali e filantropiche. 

Nel 1916 conseguì la licenza magistrale presso la Scuola Normale “Lucrezia della Valle” di Cosenza e, qualche mese dopo, l’abilitazione all’insegnamento che non poté utilizzare perché, con l’Italia in guerra, fu richiamato alle armi, arruolato nel Reggimento artiglieria a cavallo e spedito al fronte. Al termine del conflitto fece ritorno a Fagnano dove insegnò ininterrottamente nella locale scuola elementare fino al pensionamento nel 1949.

Profondamente cattolico e devoto del Santo paolano, a livello politico aderì al fascismo ma non ricoprì alcuna carica amministrativa o di partito, né fu un attivista del Regime. A dar credito ad alcuni suoi ex allievi, il suo fu un “fascismo all’acqua di rosa”, motivato non da un’intima convinzione, ma dall’esigenza di avere il riconoscimento ufficiale della sua Scuola: un riconoscimento che non ci fu, anzi ebbe l’avversione di alcuni personaggi influenti del paese che nella sua iniziativa vedevano una minaccia ai loro interessi e privilegi. 
Per le sue benemerenze in campo educativo e per la sua opera filantropica la comunità fagnanese di New York lo insignì di una medaglia d’oro e di un’artistica pergamena, che gli furono consegnate nel corso di una festa di popolo nel settembre del 1925, nella ricorrenza del primo anniversario della I^ Mostra d’arte tenuta nella sua Scuola.

Nel corso della sua intensa attività Eduardo Barone realizzò diverse opere artistiche, soprattutto pitture e sculture, in gran parte utilizzate per arredare le sale dello stabile a due piani in cui abitava, ma non lasciò scritti a stampa. Gli ex allievi ricordano di aver imparato a memoria alcune sue filastrocche in vernacolo fagnanese, ma di esse non c’è traccia. Esiste invece un suo manoscritto del 1946, in possesso dei familiari, dal titolo Notizie storiche sulle origini e sulla vita di Fagnano Castello, nel quale in versi è ricostruita la storia della cittadina dell’alta Valle dell’Esaro dalle origini agli inizi del ’900. Sulla base di quanto afferma chi ha avuto l’opportunità di consultarlo, esso contiene notizie storiche, ricavate dalla tradizione orale più che da fonti documentarie, e aspetti della vita sociale, economica, amministrativa e scolastica della comunità di Fagnano, che diventano via via più circostanziati man mano che ci si avvicina a tempi più prossimi alle conoscenze dirette dell’Autore o a quelle delle generazioni a lui più vicine.

L’iniziativa più importante, per la quale il Barone è ricordato nella storia della scuola calabrese, riguarda l’istituzione a Fagnano nel 1918 di una Scuola d’arte con l’obiettivo di formare maestranze competenti e, al tempo stesso, uomini moralmente e socialmente idonei a vivere responsabilmente nel consorzio umano. L’idea gli balenò osservando un giorno un collare ligneo di una capra, realizzato con una precisione geometrica straordinaria da un pastorello che non aveva studiato nè disegno nè geometria. Privata e gratuita, nella scuola trovarono ospitalità ragazzi e adolescenti di umili origini, in gran parte destinati ad una prospettiva di vita povera e mortificante, che, grazie a tale iniziativa, ebbero la possibilità di coltivare le loro disposizioni innate e di affermarsi come valenti artigiani nella società.

La pedagogia alla quale la Scuola si ispirava era quella, di derivazione rousseauiana, della libertà dell’educando: nessuna imposizione nella scelta dell’indirizzo della sua attività lavorativa futura e rispetto assoluto delle sue inclinazioni naturali. Il maestro si limitava a prendere atto e ad assecondare le sue scelte, suggerendo e correggendo, mai sostituendosi a lui e mai in maniera autoritaria e coercitiva, ma sempre con la persuasione e con l’esempio. Tra educatore ed educando si realizzava un rapporto armonico, una compenetrazione di anime, in quanto entrambi parte di una stessa umanità. 

«Noi e il Maestro costituivamo una cosa sola», lasciò scritto Luigi Mancuso, uno dei suoi allievi. Gli echi dell’idealismo, allora imperante, sono molto evidenti. È questo uno dei motivi del favore di cui nei giudizi verso la scuola fu prodigo Giuseppe Lombardo Radice, Direttore generale dell’istruzione elementare del Ministero della P. I. che nel settembre del 1924 ebbe modo di visitarla. «Parlerò al ministro Gentile di questa scuola che è un piccolo mondo. Qui voglio che resti il ricordo della mia gratitudine. Questa scuola è una grande conferma della mia fede». Informato dal medesimo Direttore, il Ministro della P. I. scrisse al Provveditore agli studi di Cosenza: «Al maestro Barone che con tenace entusiasmo ho portato il sorriso dell’arte là dove mancava qualsiasi tradizione di insegnamenti artistici voglio che sia tributata una speciale lode, portandola a conoscenza di tutti i maestri di Calabria».

Nella Scuola di Barone il lavoro costituiva il fulcro dell’attività didattica: il lavoro, inteso non come disciplina a sé stante, ma come la sintesi delle diverse discipline che vi si studiavano e che trovavano il loro completamento nelle attività laboratoriali. In tal senso il lavoro era elaborazione di pensiero e arricchimento spirituale, era Arte: “Ars et Labor" era infatti la massima latina, incisa a caratteri cubitali sulla lastra di marmo che campeggiava all’entrata della scuola.

Il curricolo di studio, articolato in un triennio, prevedeva: 
a) un primo anno di carattere preparatorio e comune a tutti gli allievi, nel corso del quale si davano elementi di cultura generale (storia, geografia, letteratura italiana, classici greci e latini…) utili all’affinamento dello spirito e alla coltivazione della bellezza. Da qui l’idea di una Biblioteca annessa alla scuola, dapprima modesta e poi sempre più fornita di materiale librario, che presto si aprì all’esterno, anche con l’organizzazione di conferenze su temi di interesse comunitario;  b) un secondo anno, diviso in tre sezioni (muratura, falegnameria e forgeria) corrispondenti ai tre mestieri più diffusi tra le maestranze locali, nel corso del quale si dispensavano insegnamenti tecnico-pratici di disegno geometrico, di costruzione, di prospettiva e di composizione; c) un terzo anno, decisamente professionale che si svolgeva nei laboratori per la lavorazione del ferro, del legno e della plastica. Un gabinetto fotografico, un Museo didattico e una stazione termo-udometrica completavano la dotazione della Scuola. Dal 1924, con la partecipazione attiva di un Comitato di cittadini fagnanesi, fu aggiunta una Mostra con l’esposizione delle numerose opere prodotte dagli allievi (disegni, sculture in legno e in ferro, dipinti, vasi di creta finemente decorati, lavori femminili a ricamo e intaglio…) che riscosse grande successo, tant’è che se ne proposero, a cadenza biennale, altre edizioni negli anni successivi.

La Scuola, portata avanti con successo dal suo fondatore per oltre 30 anni, alla morte del Barone (1953) abbandonò l’identità originaria di Scuola d’arte e si trasformò in una delle tante sedi di corsi per la qualificazione professionale di giovani lavoratori, finanziati dalla Comunità europea attraverso il Ministero del Lavoro. Una curiosità: in uno di questi corsi sulla lavorazione del legno, secondo la testimonianza del geometra Roberto de Vico, furono realizzati gli scanni dell’Aula del Parlamento europeo di Strasburgo.

Opera inedita

E. Barone, Notizie storiche sulle origini e sulla vita di Fagnano Castello, 1946.

Bibliografia

Oltre ad articoli e corrispondenze apparsi su varie testate italiane, tra cui il “Roma”, “Il lavoro d’Italia”, “La voce bruzia”, “Calabria scolastica”, “Calabria fascista, “Cronaca di Calabria”, e anche estere (“Il corriere d’America” di N. Y., “La voce dei calabresi” di Bs. As, “La Revue moderne illustrée des Arts et de la Vie” di Paris, si rimanda a:
G. Lombardo Radice, Accanto ai maestri, Torino, Paravia, 1925.
L. Scialdoni, Profili di educatori calabresi, Napoli, Istituto editoriale della scuola campana, 1926. 
F. Adamo, La scuola d’arte “Eduardo Barone” in Fagnano Castello. Origine, carattere, finalità, Cosenza, Tipografia forense, 1940.
E. Capani, Eduardo Barone: un maestro di sapore rinascimentale, in “Apollinea”, novembre-dicembre 2003. 
F. Terranova, La scuola d’arte di Eduardo Barone a Fagnano Castello, Cosenza, Edibios, 2014. 

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

Ecodellojonio.it è un giornale on-line calabrese con sede a Corigliano-Rossano (Cs) appartenente al Gruppo editoriale Jonico e diretto da Marco Lefosse. La testata trova la sua genesi nel 2014 e nasce come settimanale free press. Negli anni a seguire muta spirito e carattere. L’Eco diventa più dinamico, si attesta come web journal, rimanendo ad oggi il punto di riferimento per le notizie della Sibaritide-Pollino.