Patìr rilancia il messaggio di Papa Leone XIV sull'urgenza di una «pace disarmata e disarmante»
Ieri si è tenuta la prima giornata di riflessioni: «La pace non è qualcosa di statico a cui possiamo aspirare idealisticamente ma qualcosa che si costruisce tramite gesti quotidiani»

CORIGLIANO-ROSSANO – Le nuove generazioni, grazie al potere dell’immaginazione che le rende acrobati del tempo, visionari di un mondo migliore, aperto alla diversità, giocano un ruolo importantissimo nel processo di costruzione della pace. Occorre ricostruire alleanze e costellazioni di comunità e fare in modo che possano vivere fra loro in armonia. Bisogna dare valore alla bellezza come strumento di pace e di risollevamento della nostra terra dalle povertà. Serve ripensare il rapporto con gli altri partendo dalla pedagogia e dall’educazione nelle scuole. Non serve più ingurgitare contenuti e ripetere a memoria ciò che si apprende; serve pensare e ragionare socialmente un mondo diverso; serve, quindi, immaginazione sociale, grazie a spazi e luoghi, che stimolino la speranza intenzionale e ci permettano di agire. Difendiamo la democrazia, intesa come confronto e come partecipazione e non solo come esercizio di voto, dalla banalizzazione degli ultimi decenni. La pace non è qualcosa di statico a cui possiamo aspirare idealisticamente ma qualcosa che si costruisce tramite gesti quotidiani.
Sono, questi, i messaggi principali emersi dal primo degli incontri che, ieri mattina (venerdì 23) dal complesso monastico di S.Maria del Patire, ha dato ufficialmente il via alla quarta edizione 2025 di Patìr Open Lab. Tutti, hanno avuto come leit motiv l’appello e le parole di Papa Leone XIV, la pace disarmata e disarmante, pronunciate nel suo primo affaccio da Pontefice dalla Loggia centrale di San Pietro.
Giovani tra bisogno di pace e ricerca interiore. È, questo, il tema dell’incontro che ha aperto ufficialmente la quarta edizione dell’evento promosso dall’Associazione Rossano Purpurea e istituzionalizzato dall’Amministrazione Comunale di Corigliano – Rossano, alla presenza di esperti e di una platea di 150 studenti che, suddivisi in squadre (Grifone, Scriptorium, Belvedere, Affreschi, tutte icone del Patire, Marcatore Identitario Distintivo MID della Calabria) hanno partecipato entusiasti alla speciale caccia al tesoro esperienziale, costruita secondo le normali regole del gioco ma con un obiettivo preciso: conoscersi, connettersi tra sconosciuti, riflettere sul conflitto e sulla pace dentro e fuori di sé, creare legami, ascoltare storie vere.
«Patìr – ha sottolineato Mirella Pacifico, direttore dell'Ufficio diocesano scuola – è luogo che si fa spazio di incontro tra più cose: tra Oriente ed Occidente, tra arte e natura, tra antico e moderno e, soprattutto, consegnando il testimone alle nuove generazioni, tra passato e futuro».
«Dobbiamo e possiamo pensare la pace – ha sottolineato la consigliera di Rossano Purpurea Anna Di Vico De Simone - come qualcosa che possiamo costruire. È così che è stata pensata la caccia al tesoro esperenziale promossa insieme ai giovani di Rossano Purpurea e la Pastorale giovanile, con il suo responsabile, Don Domenico Simari: come un’attività capace di dimostrare la prossimità, la vicinanza e la raggiungibilità dell’oggetto desiderato: in questo caso, la pace, un mosaico che tutti noi dobbiamo avere la responsabilità di costruire.
Ricordando la ricorrenza nazionale della Giornata della Legalità che si celebra oggi, venerdì 23 maggio, per commemorare la Strage di Capaci, la Presidente del Consiglio Comunale Rosellina Madeo ha sottolineato l’importanza di difendere la democrazia, capendo quanto si è stati fortunati a nascere in un regime democratico che garantisce diritti per noi basilari come l'istruzione, che in altre parti del mondo sono un privilegio. Dobbiamo continuare il lavoro di semina di quanti ci hanno preceduto e hanno lottato per la democrazia; diventare cittadini in grado di dare un contributo alla nostra comunità.
«La storia dell’umanità – ha detto Loredana Giannicola, Dirigente dell’Ambito territoriale di Cosenza e Coordinatrice Dirigenti tecnici USR Calabria – è stata dominata dalla guerra, come modo per affermare il dominio e anche se sembrava finalmente possibile un mondo diverso, la guerra oggi è riaffiorata nella sua brutalità. Al tempo d'oggi questa cosa è ancora più grave, perché dopo gli orrori del secolo scorso dovremmo aver maturato la consapevolezza di quanto sia importante la pace e con essa la difesa della natura che ci circonda. Ancora oggi si usano le armi e il terrore come strumento di soggiogazione dell'altro e questo significa che abbiamo abdicato alla nostra responsabilità di essere uomini e donne, di prenderci cura dell'umanità intera, di cui facciamo parte. È possibile diventare costruttori di pace solo costruendo un’alleanza fra le nuove generazioni, grazie al potere dell’immaginazione che le rende acrobati del tempo, visionari di un mondo migliore, aperto alla diversità. Occorre ricostruire l'alleanza fra comunità diverse, costruire costellazioni di comunità e fare in modo che possano vivere fra loro in armonia».
«Costruire la pace – ha detto Monsignor Maurizio Aloise, Arcivescovo della Diocesi Rossano-Cariati - non vuol dire solo fare marce di protesta e promuovere momenti di riflessione, ma anche portare nel cuore la pace che ci viene dalla bellezza di un luogo come questo. Bisogna dare valore alla bellezza come strumento di pace e di risollevamento della nostra terra dalle povertà. Chi lo sa? Magari fra di voi potrebbe esserci il prossimo presidente della Repubblica o il prossimo Papa. È importante che siate costruttori di pace e facciate vostri questi messaggi perché quando avrete una posizione di potere in futuro, dovrete portare avanti questo discorso. Il dialogo fra voi e con gli adulti, dev'essere disarmato e disarmante perché disarmare le parole significa contribuire a disarmare la terra. Seguite questo esercizio di dialogo anche nelle aule, diminuite le parole che sono motivo di divisione e aumentate le parole di amore, affetto e pace. La pace non la fanno solo i potenti, ma si può costruire dal basso, iniziamo oggi».
Per Carola Carazzone, Segretario Generale di Assifero e Vicepresidente di Philea «la pace non è solo assenza di guerra, è qualcosa di interiore e che possiamo costruire. L’alto tasso di suicidi, il conflitto interiore e la violenza, sono sintomo di un mondo dove una visione condivisa e solidaristica si è persa. È necessario recuperare questi valori per fermare le guerre nel mondo e proteggere le nuove generazioni da questi mali. Il miglior modo è praticare la speranza intenzionale, che non è una sorta di ottimismo, che ci paralizza nella convinzione che andrà tutto bene, è una speranza costituita da una grande consapevolezza che ci spinge ad agire per cambiare il presente ed il futuro. Serve ripensare il rapporto con gli altri partendo dalla pedagogia e dalla educazione nelle scuole. Non serve più ingurgitare contenuti e ripetere a memoria ciò che si apprende; serve pensare e ragionare socialmente un mondo diverso; serve, quindi, immaginazione sociale, grazie a spazi e luoghi, che stimolino la speranza intenzionale e ci permettano di agire. Questo percorso è essenziale anche per responsabilizzare i giovani come cittadini del domani, difendendo la democrazia, intesa come confronto e come partecipazione e non solo come esercizio di voto, dalla banalizzazione degli ultimi decenni».
«La Pace – ha sottolineato Mariangela Paone, reporter specializzata in informazione internazionale, protagonista con la sua associazione Rondine Cittadella della Pace e con gli operatori del progetto Changemaker della caccia al tesoro esperenziale – non è qualcosa di statico a cui possiamo aspirare idealisticamente ma qualcosa che si costruisce tramite gesti quotidiani».
Le esperienze di vita e professionali della Paone hanno catturato l’attenzione degli studenti che l’hanno intervistata alla fine dello speciale laboratorio. Dopo una lunga esperienza con El País, dove ancora collabora e insegna nella Scuola di giornalismo, ha lavorato come inviata speciale per testate come El Español e attualmente per elDiario.es. Nel corso della sua carriera ha raccontato eventi cruciali come gli attentati di Parigi, la cosiddetta “crisi dei rifugiati” e l’inizio della guerra in Ucraina. È autrice del podcast Io che a Genova non c'ero, sul ventennale del G8 e insegna scrittura giornalistica alla Scuola Holden di Torino. Con uno sguardo attento e umano, Paone si è distinta per la sua capacità di narrare le storie delle persone travolte dalla Storia, come nel caso di Sospesa, il racconto della giovane Rezwana, sopravvissuta a un naufragio e intrappolata nella burocrazia europea.