di DAMIANO MONTESANTO Tiene banco nel territorio la discussione sulla futura fusione dei due comuni più importanti, Rossano e Corigliano. L’argomento, certamente non nuovo, è tornato prepotentemente alla ribalta grazie alle forze culturali che, all’interno dei due comuni, vedono gli indubbi vantaggi derivanti dal costruendo comune unico. Innanzitutto i numeri. Il nuovo comune sarebbe il più grande della regione per superficie e il terzo, dopo Reggio e Catanzaro, per numero di abitanti. Dopo l’iniziale entusiasmo delle forze politiche, hanno cominciato ad emergere, nonostante i proclami in senso contrario, le differenziazioni e i particolarismi, duri a morire, che rallentano il processo. Come sempre accade alle nostre latitudini, di fronte ad un grande traguardo, la discussione si immiserisce nella ricerca di arzigogoli o nel mantenimento di una posizione di privilegio, rispetto a questo o quell’ufficio, senza rendersi conto, ormai, che il territorio è stato deprivato di tutto e che solo una città con numeri importanti, quale sarebbe quella derivante dalla fusione di Rossano e Corigliano, potrebbe restituire al territorio, quella dignità e quella funzione che anni di pochezza politica, illogica e irrazionale, non hanno saputo mantenere. Vengono in mente, a questo punto, le discussioni che qualche lustro fa hanno interessato lo stesso territorio, a proposito della battaglia per l’istituzione della provincia della Sibaritide o di Crotone. La memoria del passato dovrebbe insegnare a non ripetere gli stessi errori perché, se
errare humanum est, perseverare autem diabolicum. La discussione non può rimanere appannaggio solo delle due comunità interessate, ma si deve estendere all’intero territorio. Abbiamo perciò voluto sentire la voce di alcuni Sindaci del Basso Jonio cosentino per conoscere, in merito, la loro opinione.
Non potranno che venirne vantaggi anche all’intero territorio, afferma Pasquale Manfredi, sindaco di Campana
. Avere poi una città di grande dimensione, come sarebbe la nuova città, significherebbe acquistare visibilità per l’intero territorio. Dello stesso parere è Mauro Santoro sindaco di Terravecchia, per il quale la nuova città dovrebbe rappresentare un polo di aggregazione, in grado di sdoganare il territorio dall’essere eternamente tributario di Cosenza.
Dovrebbe rappresentare una vera inversione di marcia nel territorio dell’intera Sibaritide, come area vasta, abbandonando l’egoismo e quella sorta di centralismo, che i due grandi centri fino ad ora hanno preteso di rappresentare, senza successo e con ricadute negative per l’intero territorio. Più articolata la posizione di Filippo Sero, sindaco di Cariati, che fa notare come ancora la questione rimanga all’interno delle mura dei due grossi centri. Fino ad oggi tutta l’operazione sta avvenendo senza il coinvolgimento delle altre realtà territoriali che, a nostro giudizio, è la c
ondicio sine qua non perché l’operazione abbia risultati efficaci.
Bisogna abbandonare pretese posizioni di dominio e atteggiamenti da prima donna, se si vogliono raggiungere risultati concreti, nei vari settori. Cosi non è stato nel recente passato, per quanto riguarda settori importanti, come la sanità e l’amministrazione della giustizia, col risultato che a subirne i contraccolpi negativi, non sono stati singoli comuni, ma tutto il territorio. Noi stiamo già lavorando ad un disegno per coinvolgere l’intero territorio, del quale i due grossi centri sono parte fondamentale, con la consapevolezza che le primazie devono essere nell’impegno e non nei pennacchi.