Tremano i Campi Flegrei, in caso di evacuazione la Calabria accoglierà gli sfollati di Bagnoli e Boscoreale
Le scosse registrate nelle ultime ore stanno tenendo in sospeso migliaia di persone. Si torna inevitabilmente a parlare del Piano di Gemellaggio che prevede, in caso di catastrofe, che anche la nostra Regione faccia la sua parte. Qui i dettagli

CORIGLIANO-ROSSANO – I Campi Flegrei sono tra le aree più critiche dello stivale, caratterizzate da mesi da un’importante attività bradisismica. Ieri sera, intorno alle 19:54 è stata registrata un'ulteriore scossa di 3.5 di magnitudo, seguita da una di 2.0 registrata alle 22:42, che è solo l'ultima in ordine di tempo. La terra, infatti, continua a tremare dopo il sisma di 4.4 di giovedì.
Qualora si dovesse verificare un accentuazione del fenomeno sismico, si potrebbe rendere necessaria l'evacuazione della popolazione di quell'area. Nel Piano speditivo di emergenza rientrano anche molte regioni d’Italia, chiamate ad intervenire, qualora si dovesse presentare l’emergenza, adottando il Piano di trasferimento e gemellaggi.
La Calabria, nello specifico, accoglierà insieme alla Basilicata la popolazione proveniente dalla X Municipalità, Bagnoli (28. 500 abitanti) e Boscoreale (27. 900 abitanti).
Ma cosa prevede il Piano di trasferimento e gemellaggi? «Già nella fase di “preallarme” – spiega la Protezione Civile -, le persone che vogliono allontanarsi possono farlo ma solo autonomamente. Potranno trasferirsi presso una sistemazione alternativa (es. seconda casa, da parenti o amici, casa in affitto) ricevendo un contributo economico da parte dello Stato.
Alla dichiarazione di “allarme” invece tutta la popolazione deve abbandonare la zona rossa e può scegliere di farlo in modo autonomo o assistito. Il tempo complessivo stimato per questa operazione è di 72 ore (3 giorni), così articolato: prime 12 ore per permettere alle persone di prepararsi e per predisporre le necessarie misure di regolazione del traffico; successive 48 ore per la partenza contemporanea ma cadenzata della popolazione da tutti i Comuni della zona rossa, secondo un cronoprogramma definito nei piani comunali; ultime 12 ore, come margine di sicurezza per la gestione di eventuali criticità e per consentire l’allontanamento anche degli operatori del sistema di protezione civile».
«Per chi sceglie di essere assistito – si legge ancora - è stato definito uno schema di gemellaggio che prevede il trasferimento della popolazione dei Comuni in zona rossa nelle Regioni e Province autonome italiane. In questo caso, lo spostamento assistito delle persone dalle “Aree di attesa”, definite nel Piano di protezione civile di ogni Comune, alle “Aree di incontro”, individuate fuori dalla zona rossa, avverrà con pullman messi a disposizione dalla Regione Campania. Il loro successivo trasferimento verso i “Punti di prima accoglienza” nelle Regioni e Province autonome gemellate è previsto con modalità diverse (pullman, treni o navi) a seconda delle destinazioni, per limitare il carico sulle infrastrutture di mobilità e i disagi alla popolazione.
Chi sceglie di spostarsi autonomamente, con il proprio mezzo di trasporto, dovrà seguire solo i percorsi stradali di uscita dalla zona rossa stabiliti nel Piano di allontanamento. Chi sceglie la sistemazione alternativa fornita dallo Stato dovrà proseguire verso i “Punti di prima accoglienza” individuati nelle Regioni e Province autonome gemellate; in alternativa chi sceglie di ricevere il contributo di autonoma sistemazione potrà proseguire verso la sistemazione alternativa individuata autonomamente. La regolazione del traffico in fase di allontanamento autonomo sarà gestita attraverso l’attivazione di cancelli che garantiranno il corretto cadenzamento del flusso veicolare in uscita dalla zona rossa».
Questo dettagliato cronoprogramma spinge a chiedersi se le regioni siano davvero pronte ad accogliere la popolazione sfollata, imponendo una riflessione sulla fragilità di molte altre aree che supera i limiti geografici e inserisce le nostre comunità in una rete – anche di aiuti – in cui saremo chiamati a dare in nostro contributo. Pensare alla gestione di possibili scenari calamitosi appare perciò urgente anche alla luce dei rischi dei territori circostanti, un richiamo per tutti all’attenzione e responsabilità.