«Stiamo regalando la Calabria alle multinazionali». Il "no" di Co-Ro all'eolico off-shore
Oggi, a Schiavonea, si sono riunite diverse associazioni del territorio e comuni cittadini per esprimere la loro contrarietà all’impianto eolico nel nostro mare. «Il "capitale energetico" viene periodicamente nella nostra Regione per pura colonizzazione»
CORIGLIANO-ROSSANO - Dopo la chiara e forte presa di posizione del primo cittadino di Corigliano-Rossano, Flavio Stasi contro l'eolico off-shore, da lui definito «impattante e senza alcun ritorno occupazionale e produttivo» oggi, domenica 29 settembre, all'ombra della Madonnina, sul lungomare di Schiavonea, si sono riunite diverse associazioni del territorio e comuni cittadini per esprimere la loro contrarietà all’impianto off-shore nel nostro mare.
Tra le associazioni presenti: "Le Aquile- protezione civile", "Unione e Forza", "Schiavonea Beach", Associazione "Acanto" di Castrovillari, gruppo "Italia nostra" di Acri, e il Coordimnamento "Giù le mani dal Porto". In rappresentanza dell'Amministrazione comunale era presente il Vicesindaco Giovanni Pistoia.
«La nostra Regione - spiega Angelo Broccolo, segretario regionale di Sinistra Italiana - già produce più energia di quanto ne consuma. Sicuramente queste pale eoliche (che avranno dimenzioni pari alla Torre Eifel) non sono funzionali per il nostro territorio. Si parla tanto di Autonomia differenziata, ma la "Solidarietà nazionale" qui esiste solo per dare e mai per ricevere? Qui ci troviamo nel mar Jonio, culla della civiltà della Magna Graecia. La tutela del paesaggio è d'obbligo. Per non parlare dell'inquinamento acustico e dell'impatto nefasto su flora e fauna. 150 chilometri di pale eoliche nella zona in cui si riproducono i gamberi... 28 pale a distanza di 2 kilometri l'una dall'altra. Un progetto da rigettare».
Sul pericolo dell'impatto sulla fauna locale interviene anche Fabio Menin, già presidente del Wwf Calabria, che aggiunge: «I fondali saranno stravolti proprio nella zona di riproduzione del gambero rosa e rosso. Questo è un punto delicato anche perchè coincide con tratti di mare interessati dalle rotte migratorie degli uccelli. Quest'ultimi impiegano dai 5 ai 6 anni a memorizzare eventuali ostacoli da schivare lungo il loro volo... nel frattempo quanti ne muoiono a causa delle pale eoliche? Per non parlare dell'inquinamento elettromagnetico che disorienta i delfini. Noi non siamo per il "No" a prescindere, ma si possono trovare mille altre soluzioni. Ad esempio mettere dei pannelli fotovoltaici in impianti dismessi, come quello dell'ex Pertusola a Crotone».
Un altro tema scottante è la manutenzione complicata di questi "colossi" dell'energia. Lo spiega Rocco Tassone, ex segretario generale di Rifondazione Comunista: «Eventuali rotture causerebbero la dispersione in mare di vetro e terre rare. La manutenzione in mare sarebbe ancor più costosa e complicata di quanto già non so lo sia sulla terraferma. Stiamo regalando la Calabria alle multinazionali. La faccenda dell'eolico parte dal tempo del piano energetico di Chiaravallotti. Periodicamente il "capitale energetico" viene in Calabria per pura colonizzazione. Senza ricadute sul territorio. Il problema non è la tecnologia, ma l'intervento massivo del capitale speculativo. La medesima tecnologia si potrebbe usare in modo diffuso e meno impattante. Si parla tanto di transazione ecologica, ma questa dovrebbe puntare a ridurre la domanda, non ad usare la tecnologia in modo massiccio. Si poteva usare il Super Bonus per abbassare le spese energetiche delle singole abitazioni prevedendo il rifacimento dei cappotti, il mini eolico ad asse verticale e pannelli solari sui tetti. Sarebbe stato un intervento diffuso… e non una colonizzazione del territorio. Sarebbe stata una scelta keynesiana e popolare».
«Le torri eoliche sono una scelta disastrosa, sia per le nostre terre che per il nostro mare - aggiunge Ernesto Borromeo delle Aquile - Comportano il taglio di alberi, la cementificazione delle colline, lo sbancamento e l'energia la paghiamo comunque molto di più sotto la voce "oneri di trasporto"».
In fine interviene anche la presidentessa Coordimnamento "Giù le mani dal Porto", Rosa Silvana Abate che afferma che «Schiavonea è stata presa di mira. Basti pensare all'Industria pesante di metallurgia che si vuole imporre nel Porto. Abbiamo chiesto a gran voce che il progetto venga spostato nella Zona Asi, che tanto ci è costata, ma non vanno lì per questioni economiche dell'azienda. Dobbiamo avere la forza di difendere questo nostro territorio, questo nostro mare. Schiavonea sta crescendo a livello turistico. Il territorio non è del politico di turno».
«Tutti - chiosano i promotori dell'iniziativa - abbiamo l’obbligo di tutelare e preservare il nostro territorio. Non possiamo e non dobbiamo permettere che la nostra terra e il nostro mare vengano deturpati senza pietà. Dobbiamo difendere la nostra meravigliosa costa da progetti assurdi che potrebbero seriamente comprometterla. Il nostro mare, con i suoi chilometri di costa, è una risorsa turistica e ambientale con un potenziale turistico altissimo. Le presenze registrate oramai da anni lo confermano. Ecco perché dobbiamo ribellarci ad un utilizzo selvaggio del nostro meraviglioso mare e del nostro importante Porto. Ecco perché, a gran voce diciamo NO all’insediamento industriale nel Porto di Corigliano Calabro e all’impianto off-shore nel nostro mare!».