Stasi contro l'eolico off-shore: «Impattante e senza alcun ritorno occupazionale e produttivo»
Il sindaco di Co-Ro aderisce al moto di protesta dei comuni jonici: «Questi impianti produrranno solo energia da consumare altrove perché, com'è noto, la Calabria ha già un bilancio energetico in attivo»
CORIGLIANO-ROSSANO - I limiti dell’eolico offshore stanno scuotendo gli animi di alcuni amministratori locali che da domani, 29 settembre, protesteranno contro quella che definiscono una vera e propria invasione legata agli impianti eolici col «rischio di devastare definitivamente un territorio già ampiamente deturpato dalle pale di acciaio».
Per questo motivo, Il sindaco di Corigliano-Rossano, Flavio Stasi, ha deciso di aderire alle manifestazioni dei prossimi giorni (a cui parteciperanno molti sindaci della costa jonica) finalizzate ad impedire la realizzazione di impianti eolici cosiddetti “offshore” nel nostro mare.
«L'eolico – spiega Stasi- è una energia rinnovabile preziosa nell'ambito del percorso di riconversione energetica e la decarbonizzazione del continente, percorsi che condividiamo in pieno. Tuttavia, come storicamente succede, anche in questi percorsi si innestano meccanismi discriminatori ed iniqui nei confronti dei territori e delle comunità».
A far storcere il naso sono anche le potenzialità degli impianti in prospettiva, questi – ribadisce - «non garantiscono nessuna forma di occupazione o compensazione seria, quindi nessuna prospettiva di sviluppo come ricaduta positiva sul territorio, i quali però produrranno, fortunatamente da fonte rinnovabile, energia da consumare altrove. Come è noto, infatti, la Calabria ha già un bilancio energetico in attivo».
«Se sotto il profilo tecnico questo schema non ha alcun senso (trasportare l'energia costa), lo ha invece – osserva il primo cittadino - dal punto di vista sociale ed economico, dal momento che la Calabria sarebbe ancora una volta sacrificata nelle proprie prospettive di sviluppo diverse da quelle tradizionali (per esempio turistiche) mentre i paesaggi di altri territori, che spesso hanno bilanci energetici in passivo, vengono preservati. In questo schema, dunque, perfettamente rappresentato dai progetti di eolico offshore nello ionio, con la complicità delle nostre pseudo-rappresentanze si tende a creare due grandi categorie: da un lato i territori che producono energia e restano poveri, dall'altro quelli che la consumano e si arricchiscono. Non è un caso, infatti, che sul nostro territorio Enel si permette di rinunciare – dopo un lungo percorso condiviso con Comune, Regione e Sindacati – a 15 milioni di euro di fondi PNRR per il rilancio ad idrogeno del sito di Sant'Irene (nel totale mutismo della rappresentanza parlamentare di maggioranza) oppure che sul nostro territorio diventi impossibile spostare di 50 metri un insediamento industriale perché “o si fa cosi o niente”».
«Di fronte ad un territorio - va avanti - che non pone da tempo condizioni aprioristiche o di principio ma che si pone, invece, come interlocutore attento che va nel merito delle questioni, le risposte che arrivano risultano spesso dogmatiche e superficiali, frutto di un “complesso di superiorità” che oltre ad essere intollerabile è anche, sinceramente, ingiustificato».
«Noi abbiamo invece – conclude - l'ambizione di rendere la Calabria competitiva rivendicando quegli investimenti e quelle infrastrutture dignitose che ad altri territori sono state abbondantemente garantire dal dopoguerra in poi, che possono essere integrate con lo sviluppo industriale o energetico ma senza per questo mortificare e ostacolare le legittime ambizioni di sviluppo basato sulle vocazioni, sulla bellezza, sul paesaggio. L'eolico offshore, invece, va esattamente in questa direzione e pertanto non possiamo non esprimere dissenso al riguardo».