Il Metropolita Polykarpos accolto a Corigliano-Rossano: giorno memorabile per la comunità greco-ortodossa cittadina
«Noi greco-ortodossi in Calabria siamo "autoctoni" e non stranieri». Un evento ricco di tradizioni, fede e spiritualità che ha aperto anche uno spiraglio di speranza nella comunità greco-ortodossa che chiede a gran voce un luogo di culto idoneo ad accogliere i fedeli
CORIGLIANO-ROSSANO - Oggi, domenica 19 maggio, è un giorno memorabile per la comunità greco-ortodossa di Corigliano-Rossano. Stamani in città è arrivato Sua Eminenza il Metropolita Polykarpos, Arcivescovo Ortodosso d'Italia ed Esarca dell'Europa meridionale.
«Noi greco-ortodossi in Calabria siamo "autoctoni" e non stranieri e qui dobbiamo essere faro di speranza e fratellanza con il nostro esempio che testimonia la resurrezione del Cristo. La Chiesa, infatti, non ha nazionalità. Siamo battezzati tutti nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo». Queste le sue parole pronunciate durante il Pontificale, che il Metropolita Polykarpos ha celebrato alle ore 10:00 nella parrocchia ortodossa dei Santi Fantino il Nuovo e Parascheva la Nuova di Corigliano-Rossano a Schiavonea.
Ad accoglierlo padre Atanasio Marcacci della parrocchia ortodossa cittadina; padre Arsenio della chiesa ortodossa di Brindisi e padre Benedetto della chiesa ortodossa di Seminara. Tutti, appartenenti al Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, hanno concelebrato con il Metropolita.
In rappresentanza dell'Arcidiocesi di Rossano-Cariati era presente don Agostino De Natale, parroco di Caloveto e responsabile ecumenico del territorio, che ha portato i saluti del Vescovo Aloise (che ha incontrato il Metropolita Polykarpos ieri, sabato 18 maggio, nella chiesa di San Francesco a Crosia-Mirto, nella frazione di Sorrento). Don Agostino ha fatto notare che, il prossimo anno, la Pasqua cadrà lo stesso giorno, sia per i cristiani cattolici che per i greco-ortodossi: «Che questa data possa essere segno di unione e comunione fraterna» ha auspicato.
Durante la mattinata è intervenuta anche Carmen Florea, mediatrice culturale presente in Città dal 1997, che, a nome di tutta la comunità ha chiesto a gran voce l'intervento di mediazione del Metropolita Polykarpos affinché anche a Corigliano-Rossano possa sorgere un edificio di culto greco-ortodosso; attualmente, infatti, la parrocchia è ospitata in un edificio molto piccolo «e non idoneo ad accogliere le decine di migliaia di persone greco-ortodosse della Sibaritide».
«Sarebbe bello - ha proseguito Florea - se l'amministrazione comunale mettesse a disposizione un terreno dove far sorgere il nostro luogo di culto o, in alternativa, potesse darci a disposizione un bene confiscato alla mafia».
A questo accorato appello ha risposto la vicesindaco di Corigliano-Rossano, Maria Salimbeni, presente all'evento, che ha garantito la piena disponibilità dell'Amministrazione ad impegnarsi per risolvere questa problematica: «Siamo da sempre attenti al tema dell'ecumenismo e della libertà di religione. Tutte le culture che convivono qui sono "semi" che contribuiscono al benessere della Città. Proprio Schiavonea è un luogo di "sbarco" ed è per antonomasia borgo di accoglienza di fedi differenti. Nostro dovere è assicurare un luogo di culto per questa comunità. Corigliano-Rossano è una Città "nuova" e deve costruirsi attraverso il senso di comunità».
Il Metropolita ha accolto con gioia queste parole di speranza e, in fine, si è soffermato anche sull'importanza delle tradizioni: «I popoli ortodossi hanno tanto sofferto nella Storia, ma non per questo dobbiamo rinnegare le nostre tradizioni. Un popolo che non ha tradizioni non ha neppure futuro».
E la bellezza delle tradizioni ha arricchito l'evento: Negli abiti tipici della Oltenia e della Transilvania (regioni della Romania) Luminitia, Carmen e Ilenia hanno mostrato i dolci e le pietanze preparate per l'occasione rigorosamente legate alla tradizione culinaria rumena, come il "sarmale" preparato con carne tritata, cipolla, riso e verza. Sul tavolo anche le uova colorate in segno di festa, simbolo della Pasqua, che per la Chiesa Ortodossa è trascorsa da pochi giorni (è stata, infatti, festeggiata il 5 maggio). La giornata si è poi conclusa con la Hora, la danza folclorica rumena.