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«Votare uno Statuto solo con i voti della maggioranza segna una sconfitta dell’Istituzione e della politica»

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CORIGLIANO-ROSSANO – «Uno dei risultati già acquisiti è che il Consiglio comunale di Corigliano-Rossano esce diviso su un documento amministrativo di fondamentale importanza per un Ente: lo Statuto comunale. Come Osservatorio auspicavamo l’unanimità dei consensi, maggiore partecipazione e coinvolgimento. Tutto questo non è avvenuto nell’amarezza di tanti e di quanti credono nell’idea di Fusione».  

È quanto si legge in una nota stampa di Sandrino Fullone, responsabile Gruppo di Lavoro sullo Statuto comunale dell’Osservatorio Permanente sulla Gestione e gli Effetti della Fusione di Corigliano-Rossano.

«Partiamo – spiega - dal presupposto che lo Statuto costituisce la carta d’identità dell’Ente, sia sotto il profilo storico-culturale, sia sotto il profilo organizzativo. Altra cosa sono i regolamenti, deputati ad articolare nel dettaglio i profili gestionali già contenuti nello Statuto, senza dimenticare il principio della partecipazione del cittadino alla vita dell’Ente per il quale va costruito un modello democratico nell’accezione più ampia del termine. In questa prospettiva il legislatore ha previsto i referendum locali, forme di ascolto nelle fasi di programmazione e di forme concertative. Una forte valenza partecipativa mira al recupero dei cittadini alla politica costituisce una formidabile risposta alla perenne crisi della partecipazione, non a caso l’ordinamento giuridico consente ai cittadini di concorrere nella gestione della cosa pubblica».

«Il ritardo, assurdo ed inconcepibile, circa l’approvazione dello Statuto ha implicazioni non solo politiche ma anche sulle conseguenze tecnico-giuridiche di cui gli esperti del diritto dovrebbero interessarsi. Può il comune fuso essere, oltre i termini stabiliti, governato da uno Statuto di un comune estinto? Da uno Statuto inadatto alle nuove esigenze di una realtà locale nuova e complessa? Né vale fare riferimento alle vigenze dello Statuto dell’ex Comune di Corigliano Calabro in quanto lo stesso ha già esaurito la propria funzione. Paradossalmente si può affermare che si governa una Città orfana di uno Statuto e in preda all’anarchia istituzionale e quindi delegittimata. Lo Statuto è espressione di autonomia, esprime le caratteristiche e le peculiarità del Comune fuso, è quindi un atto necessario. Nella logica del sistema se l’Ente è fornito di autonomia statutaria, questo deve necessariamente avere uno Statuto. Che cosa disciplina lo Statuto dell’ex Comune di Corigliano Calabro?  Non certo l’architettura amministrativa dell’Ente fuso, palesandosi così un vizio di legittimità. Tutto il retroterra risente di una matrice priva di una posizione culturale e di una passione civile spenta. La proposta di Statuto non ha alcuna paternità, viene portata direttamente in Consiglio Comunale senza alcun filtro mentre non è accompagnata da nessuna relazione di presentazione, tantomeno da una ipotesi di Regolamento del funzionamento del Consiglio Comunale che per prassi consolidata va approvato in concomitanza con l’approvazione dello Statuto; ci troviamo di fronte ad uno spettacolo istituzionale che non trova alcuna spiegazione».

«Non è questo comunque il momento per analizzare i contenuti della proposta di Statuto. Tuttavia, lo scontro più cruento attiene all’istituzione dei Municipi. Più volte in incontri pubblici e privati, responsabilmente, l’Osservatorio nel merito della facoltà di istituire i Municipi, ha esposto le proprie posizioni, non in astratto ma facendo riferimento a disposizioni incontrovertibili; ci riferiamo all’art 16 del DLgs 267/2000 (TUEL) aggiungendo che il Consiglio Regionale, a decorrere dall’entrata in vigore del Tuel, non ha nessuna legittimazione ad istituire i Municipi (ma anche da questo versante ci sarebbe molto da dire). Il Municipio che andrebbe istituito tende a salvaguardare consolidate entità territoriali (vedi ex Comune di Rossano che, al contrario, si vuole degradare a quartiere e/o a frazione)».

«Il Municipio ha una dimensione storica e culturale che affonda le radici in millenni e niente ha a che fare con la partecipazione popolare e le varie forme di decentramento (art. 8 e art. 13, comma 2 del TUEL). Ad esso vanno affidate forme di decentramento di funzioni e servizi, inoltre il Municipio è volto a tutelare le popolazioni del Comune (ex Rossano) coinvolto nel processo di fusione (T.A.R. Roma - Sez. II - 23.02.2011 n.1443). Gli artt. 2 e 13 della proposta di Statuto non stanno né in cielo né in terra. La proposta di Statuto formalizza un patto di cittadinanza e una modernizzazione dell’Ente. Bisogna ripartire dalla nostra Costituzione: “la Sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Recuperiamo il senso della realtà e della responsabilità.  Votare uno Statuto solo con i voti della maggioranza segna una sconfitta dell’Istituzione e della politica. L’Osservatorio si aspetta un atto di resipiscenza ed auspica l’apertura di un canale di consultazione.  Per un ulteriore bisogno di chiarezza giuridica il Municipio, per il combinato disposto degli artt. 15, co. 2 e 16 del Tuel e qualora lo Statuto lo preveda, non può che essere quello dell’ex Città di Rossano quale unico Comune di origine».

Redazione Eco dello Jonio
Autore: Redazione Eco dello Jonio

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