Questione porto, il Dirty Game di Stasi: vuole tirare la corda il più possibile - VIDEO
Oggi la Capigruppo in Sala giunta. Il primo cittadino punta a un compromesso che sblocchi il Piano Regolatore Portuale senza perdere l'opportunità di investimento della multinazionale italo-americana. È un gioco rischiosissimo dal jackpot altissimo
CORIGLIANO-ROSSANO – L’impressione – anche molto suggestiva – è che Stasi sulla vicenda del Piano industriale di Nuovo Pignone Baker Hughes all’interno del Porto cittadino stia giocando la carta più rischio. O meglio, stia tirando il più possibile la corda, fino a dove – ovviamente – sa di poterlo fare, per poter arrivare ad un compromesso che sia quanto più in linea con la sua visione più generale dell’investimento e che va oltre l’insediamento della mega industria metalmeccanica a bordo banchina. Questa, almeno, l’impressione che si è avuta stamani ai margini della Conferenza dei Capigruppo consiliari, convocata e presieduta dalla Presidente del Consiglio comunale Rosellina Madeo, e riunitasi nella Sala Giunta del palazzo comunale di piazza Santi Anargiri, a Rossano centro storico, volta a preparare i lavori del Consiglio comunale ad hoc che si dovrebbe celebrare nei prossimi giorni, probabilmente nella seconda decade di settembre, proprio sulla questione porto.
Il sindaco – oggi lo ha detto chiaramente – non è convinto che BH abbia un piano B (quindi un altro porto) ma soprattutto è convinto che i suoi rapporti - potremmo dire molto buoni - con la multinazionale italo-americana possano essere determinanti, alla fine, per portare l’Autorità Portuale a confrontarsi sulla pianificazione urbanistica del porto e trattare, alla fine, la migliore soluzione. Migliore nell’ottica dell’Amministrazione comunale e quindi volta a ridisegnare un’area portuale integrata nell’ottica Stasi, e migliore quindi anche per la società toscana che comunque, alla fine, riuscirà a realizzare quanto è nel suo piano d’investimento. Insomma, fatti amico l’amico del tuo nemico (che in questo caso è l’autorità di Sistema), per farlo desistere!
Il Cavillo Tecnico come Cavallo di Troia
Ecco perché il cavillo tecnico della non uniformità del Piano Regolatore Portuale non sembrerebbe altro che il “cavallo di Troia” per un risultato molto più grande. «La questione della conformità urbanistica – ha detto Stasi – non è superabile con la sola volontà politica». E questo per il primo cittadino è più che pacifico. «Una volta risolto il problema burocratico credo opportuno che si debba ragionare insieme all’azienda che di certo non porterà via l’investimento con il trolley». Lo dice con un ghigno Stasi, consapevole, per conto suo, che una società dopo aver fatto studi tecnici, studi geologici, studi nautici e quant’altro per insediare un’industria non se ne va via, così, senza prima non aver tentato di giocare tutte le sue carte. Ecco allora il gioco azzardoso di Stasi che quelle carte le vuole vedere tutte e fino all’ultimo. «Quando si dice “Baker Hughes se ne va” – sottolinea sorridendo - magari è vero, ma sicuramente non va via perché un giorno si alza, scende dal letto e cambia hotel. Non funziona propriamente così». E poi l’aneddoto che svela come a quell’immaginario tavolo da poker Stasi sembra convinto di fare all-in e di poter vincere la partita: «Guardate – ha detto – a novembre scorso mi dissero che la partita di Baker Hughes l’avremmo dovuta chiudere in due settimane altrimenti sarebbero andati via». Pausa. «È passato un anno». Laconico; «Baker Hughes è ancora qui».
Una Strategia di Pressione
Dunque la partita a poker che diventa a scacchi con il solo intento, a questo punto, di mettere con le spalle al muro l’Autorità portuale (e quindi anche la Regione Calabria). «Ragioniamo – spiega ancora Stasi – entrando nel merito delle cose e con senso di realtà. Credo che si possano aprire dei margini di interlocuzione per ottenere che non si occupi un quarto o un terzo del porto, senza pianificazione e quindi non si inficiano le prospettive di sviluppo del porto che devono essere correlate alle prospettive di sviluppo del territorio, senza perdere l’investimento». Chiarissimo e per nulla enigmatico, il sindaco.
Un Punto di Vista Differente
Di diverso parere il presidente dell’Autorità portuale di Gioia Tauro, Andrea Agostinelli, che stamattina ha partecipato proprio alla girandola di audizioni insieme proprio al management di Nuovo Pignone BH (collegato da remoto) e alle parti sociali. Agostinelli, ripetendo ormai come un mantra la straordinarietà dell’investimento («un’occasione unica per rivitalizzare un porto fermo da 40 anni»), ritorna sulle procedure: «Non è tanto una procedura che non si è perfezionata (e il riferimento è proprio al Documento di programmazione e al Piano regolatore portuale che mancano da sempre, ndr). Questi sono cavilli e sono pretesti. Ho portato l’esempio di Palermo dove l’industria di Fincantieri convive con il porto turistico, commerciale e con tutte le attività ricettive che si affacciano proprio su quel porto. Così come anche Crotone, dove gli stessi elementi che Baker Hughes vuole produrre nel porto di Corigliano-Rossano li sta producendo lì un’altra azienda con le medesime procedure che si vorrebbero fare qui».
La Necessità di un Nuovo Piano Regolatore
Ora, il punto qual è? Per fare un Piano Regolatore Portuale, che è la prerogativa massima di Stasi e che dovrebbe essere redatto dall’Autorità di Sistema portuale, ci vogliono anni. Basti pensare che l’ultimo PRP di Corigliano risale agli anni ‘70! Agostinelli, quindi, e tutto lo staff tecnico di Gioia Tauro dovrebbero fare un lavoro immane in poco tempo, di fatto, solo per assecondare una prerogativa di Stasi e superare il cosiddetto cavillo tecnico.
Sindacati tra Speranze e Realismo
C’è una via di mezzo per non perdere l’investimento e non attendere le calende greche per un nuovo Piano regolatore portuale (anche perché fra 10 anni, anche nelle prospettive più ottimistiche, sicuramente BH sarà andata via)? Forse sì o almeno è quello che auspicano i sindacati. Che stamani sono ritornati a parlare di lavoro e dell’importanza strategica che questo investimento può garantire a dare una risposta alla grande questione occupazionale del territorio. «Sull’altare dei veti – questa la posizione di Giuseppe Lavia, segretario generale Cisl Cosenza - si sono sacrificate tante opportunità di sviluppo in questo territorio e noi oggi abbiamo chiesto nuovamente alla politica di non commettere questo errore che potrebbe essere una disfatta clamorosa». Proprio la questione occupazionale rimane al centro delle preoccupazioni di tutti. «È il caso di valutare con lungimiranza e grande attenzione questo investimento – dice Paolo Cretella, segretario generale della Uil Cosenza – perché oggi si parla di 180 posti di lavoro ma abbiamo esperienza che BH ovunque abbia investito ha decuplicato la sua forza lavoro nel giro di pochi anni». Su tutte l’esperienza dello stabilimento di Avenza che all’apertura contava poco più di 100 dipendenti e oggi supera le mille unità lavorative di diretta dipendenza. «La nostra speranza - questa invece la posizione di Giuseppe Guido, segretario comprensoriale della Cgil, che tra le altre cose è da sempre molto influente nell’orbita Stasi – è che l’incontro di oggi sia stato chiarificatore per andare verso l’approvazione del progetto. In realtà noi non ci immaginiamo un responso che sia diverso dal dire sì ad un investimento che è senza ombra di dubbio una grande opportunità per il territorio».
Un’Opposizione Ottimista e Pronta al Dialogo
Ottimismo e fiducia arriva anche dai banchi dell’Opposizione. All’incontro di stamani, insieme agli altri capigruppo, c’era anche Pasqualina Straface, che di fatto trascina la truppa di minoranza. La pasionaria di Forza Italia non solo continua a catechizzare sulla buona opportunità che Baker Hughes offre oggi per innescare un nuovo processo di rilancio economico ma fa leva anche sulla disponibilità al dialogo dimostrata dalla stessa azienda. «Abbiamo registrato la disponibilità da parte di BH – ha detto Pasqualina Straface ai nostri microfoni – a voler rimodulare l’utilizzo delle banchine». Questo, infatti, è stato un tema che nei mesi scorsi ha suscitato grande dibattito soprattutto tra i fautori del no all’investimento. «Ebbene – ha detto Straface - l'investitore sarebbe disposto a rivedere il progetto limitando l’occupazione dello spazio portuale e ragionare sulla dislocazione nell’area retroportuale di alcuni capannoni di servizio. Questo per noi – ha ribadito ancora la Consigliera regionale – rappresenta una grande novità e può avere delle ricadute positive per inglobare al meglio tutte le vocazioni del nostro porto, dall’industria, appunto, per finire a quella turistica e commerciale».
Attesa per il Prossimo Consiglio Comunale
Il primo round finisce qui. Vedremo ora quando verrà convocato il Consiglio Comunale e se fino ad allora cambierà ancora altro nelle dinamiche politiche e strategiche di questo investimento che era e rimane – non si sa per quanto tempo ancora – una delle più grandi prospettive di sviluppo per la Calabria del nord-est.