Salario minimo e "No" all'autonomia differenziata: il messaggio dei Giovani Dem di Co-Ro
In occasione del primo maggio, il segretario dei Giovani Democratici, Quero, pone alcune riflessioni sul tema del lavoro e non solo
CORIGLIANO-ROSSANO- Pubblichiamo di seguito la nota stampa del segretario dei Giovani Democratici di Corigliano-Rossano, Giulio Quero.
«Ogni primo maggio - scrive - celebriamo la Festa del Lavoro e dei lavoratori, ricorrenza che viene celebrata non solo in Italia, ma anche in altri Paesi del mondo. Ogni anno ci ritroviamo a parlare degli stessi temi che riguardano i lavoratori ed il mondo del lavoro, perché le politiche degli ultimi anni e le varie situazioni internazionali hanno complicato lo scenario nel complesso. Negli ultimi anni abbiamo assistito a politiche che hanno visto il lavoratore assumere un ruolo non protagonista, abbiamo bisogno invece che il lavoratore e i suoi diritti siano al centro delle politiche del lavoro».
«Il tema del lavoro giovanile ha, nel suo complesso, varie sfaccettature che vogliamo affrontare per fare chiarezza sulle nostre posizioni. Siamo in Italia, nel 2024, e il nostro Paese è quartultimo in Europa per equilibrio tra vita privata e lavoro. Secondo determinati parametri, che elenchiamo di seguito, è stata stilata una classifica che vede l’Italia non fra i primi posti, ma addirittura negli ultimi. I criteri con cui è stata fatta la classifica sono: assistenza sanitaria, salario minimo, congedo parentale, ferie annuali legali, retribuzione per malattia, livelli generali di felicità, orario medio di lavoro, inclusività».
«Ci chiediamo spesso perché in Italia non si facciano più figli, ma la risposta sta proprio in questi dati, che devono farci riflettere. Non credo sia un problema culturale, come a destra vogliono farci credere per nascondere i loro fallimenti nelle politiche del lavoro degli ultimi anni: non si fanno figli perché le famiglie non hanno abbastanza soldi per poterli crescere dignitosamente. Gli stipendi in Italia, in ogni ambito, sono fra i più bassi d’Europa, e se consideriamo il Sud del Paese, la situazione è ancora peggiore, perché il Sud è ancora più povero rispetto al Nord Italia».
«Il problema non è culturale, bisogna investire sui territori che ne hanno bisogno per poter affrontare seriamente queste problematiche. Il tema è politico: l’autonomia differenziata non aiuta questo processo, che auspichiamo e per cui lavoriamo, di ripresa, sotto ogni aspetto, del Sud Italia: questo progetto di legge intende danneggiare il Sud, privandolo di fondi necessari per ripristinare e mettere in sicurezza ospedali, scuole e infrastrutture, per favorire parti del Paese già più sviluppate rispetto a noi. È una questione seria, questa, dalla quale non possiamo disinteressarci perché c’è un gioco il nostro futuro e quello di questa Nazione, è proprio in virtù di questo ci preme dire che, nella conferenza delle Regioni, gli unici a votare contro l’autonomia differenziata siano stati i Presidenti del centro-sinistra, mentre Presidenti come Occhiuto, non sapendo se stare dalla parte del partito o se difendere la Regione e i cittadini, li abbiamo visti in notevoli difficoltà».
«E tutto questo cosa c’entra col tema del lavoro? Svendere il Sud, impoverirlo e non sfruttare le sue potenzialità toglie ai cittadini di questa area lavoro, soldi, dignità e prospettive per il futuro. Le menti eccellenti che ora studiano qui, preferiranno andare altrove in futuro se qui non hanno aspettative lavorative soddisfacenti e all’altezza degli standard prefissati. E di fronte a questo, noi che ci impegniamo a fare politica mettendoci al servizio della comunità, dobbiamo essere coerenti e leali, dicendo ai cittadini che non va tutto bene».
«Giovani della nostra età, dai 18 anni in su, che si vogliono inserire nel settore lavorativo, purtroppo, devono fare i conti con diverse piaghe che affliggono la nostra società: oltre a stipendi da fame, e quindi della mancanza di un salario minimo legale, con i quali non si riesce neanche a pagare un eventuale affitto di casa o a fare la spesa, bisogna affrontare il problema degli stage non retribuiti, del lavoro nero e di quello stagionale, tema che rientra nel capitolo dei contratti a tempo determinato, allo scadere dei quali giovani, uomini e donne, restano sprovvisti di una occupazione e devono, quindi, per forza, fare affidamento ai bonus o alle famiglie, finché non trovano una nuova occupazione. Questa è la realtà di chi vive il Paese reale ed è questo il motivo per cui il primo maggio c’è da festeggiare, ma anche da rimboccarsi le maniche e iniziare a lavorare».
«Crediamo sia imbarazzante parlare di lavoro solo a ridosso del Primo Maggio. Come Partito Democratico a livello nazionale, infatti, abbiamo depositato in Cassazione la legge di iniziativa popolare per l’istituzione del salario minimo a 9 euro l’ora, insieme al M5S e ad AVS, perché per noi sotto i 9 euro l’ora non è lavoro, ma sfruttamento. E non siamo disposti a rassegnarci a questo, nonostante la destra e il Governo guidato da Giorgia Meloni ci abbia più volte respinto tutte le proposte per dare dignità ai lavoratori».
«I nostri Europarlamentari hanno lavorato, in questa legislatura, per dare maggiori diritti e maggiore protezione ai Riders, adottando una direttiva sul lavoro delle piattaforme. Riporto testualmente le parole della relatrice, Elisabetta Gualmini (PD, Gruppo S&D nel PE) che ha dichiarato: “Con questa direttiva fino a 40 milioni di lavoratori delle piattaforme nell’UE avranno accesso a condizioni di lavoro eque. Questo accordo darà loro dignità, protezione e diritti, impedirà la concorrenza sleale. L’Europa protegge i suoi lavoratori, il suo modello sociale e la sua economia.” Il documento con la direttiva si può trovare online per intero».
«Il tasso di disoccupazione giovanile è, purtroppo, allarmante: abbiamo bisogno di un Paese in cui lavoro e precariato non stiano nella stessa frase, c’è bisogno di lavorare per dare stabilità lavorativa ed economica alla nostra generazione e a quelle future e crediamo che, anche a proposito di questo tema, il Governo Nazionale sia fallimentare, dal momento che sempre di più ci ritroviamo in situazioni in cui i giovani, rassegnati, scappano da un’Italia sempre più precaria e con poche prospettive in questo senso. Il nostro impegno è costante nel denunciare situazioni del genere e nel proporre la nostra visione di Paese, un Paese in cui il lavoro non sia un privilegio di pochi, ma un diritto e un dovere di tutti».
«Bisogna impegnarsi, come chiede il Partito Democratico, per la piena applicazione della legge sul caporalato e per l’equa retribuzione per lavoratori e lavoratrici, proseguendo il rafforzamento dei controlli e introducendo misure per superare la condizione di vulnerabilità di chi denuncia lo sfruttamento. È del Partito Democratico la deputata Chiara Gribaudo, prima firmataria della legge sulla parità salariale, legge che segna l’inizio di una sfida mai interrotta e cioè quella di dare pari dignità ed equo compenso al lavoro svolto da un uomo e al lavoro svolto da una donna: l’Italia, anche su questo, era ancora un po’ indietro».
«Il lavoro è libertà e dignità, e dobbiamo ricordare tutte e tutti che il lavoro è, per Costituzione, un diritto ed un dovere del cittadino: non facciamocelo strappare da nessuno in nome di qualche favoritismo. Il nostro impegno per un futuro migliore e più giusto per la nostra generazione partirà proprio da qui, dal lavoro e dai lavoratori, da una categoria di cui si discute tanto ma che ancora, a distanza di tempo, è qui a rivendicare diritti. Noi siamo qui, non solo il 1 maggio, ma sempre, a tutela dei lavoratori, per un lavoro più giusto, equo, stabile e ben ricompensato; per un Paese migliore, con prospettive solide e realizzabili. Che possiamo riscoprire, attraverso questa giornata, lo spirito della lotta per i nostri diritti. Buon 1 Maggio» conclude.