di ROSSELLA MOLINARI Le polemiche scoppiate sulla sanità e, soprattutto, sulla riorganizzazione dei reparti dello spoke Corigliano-Rossano creano divisioni pericolose tra le due comunità. E non manca chi mette in discussione anche il percorso verso la fusione, alimentando campanilismi sterili e dannosi che rischiano di depauperare questo territorio ancor di più.
«Dalla fusione la sanità trarrebbe solo vantaggi». Ne è convinto
l'avvocato Amerigo Minnicelli, portavoce del comitato delle cento associazioni che ha lanciato l'idea della fusione. Ora che Corigliano si dice pronta a portare la delibera in consiglio, già votata all'unanimità a Rossano lo scorso 16 gennaio 2015, il comitato ribadisce le ricadute della fusione su vari settori, mettendo in evidenza la forza demografica e contrattuale di un comune fuso che rappresenterebbe la terza città della Calabria.
Il sindaco di Corigliano, Giuseppe Geraci, ha annunciato che entro gennaio sarà portata in consiglio la delibera d'impulso per la fusione con la vicina Rossano. Ad un anno esatto da quel consiglio comunale del 16 gennaio 2015 in cui la civica assise decise di rinviare la discussione per approfondire meglio la questione. Si, ad un anno da quel consiglio comunale e a due anni, era il gennaio 2014, dal nostro appello. Sembrava quasi una proposta elitaria e giacobina la nostra, invece non solo si è avuta la delibera del consiglio comunale ma è stata continua e costante l'attività del comitato delle cento associazioni e si è ribaltata anche l'opinione pubblica. L'annuncio del sindaco Geraci viene accolto con soddisfazione,
nella convinzione che la fusione rappresenti a questo punto l'unico elemento in grado di risollevare le sorti di queste città e di questo territorio.
Nel corso dell'ultimo consiglio comunale, tuttavia, sono emerse delle perplessità circa la reale volontà della assise di deliberare positivamente. Mentre la polemica scoppiata di recente sulla sanità rischia di dividere le due città e si assiste ad una sorta di "ricatto" chiamando in causa proprio la procedura per la fusione. Le cose si svolgono su piani diversi e vanno tenute separate. Dalla fusione la sanità potrà solo trarre vantaggi. Con il Comune fuso potremo ottenere l'ospedale nuovo in tempi più brevi, altrimenti lo perderemo.
C'è questo rischio? Si. E questa è opinione diffusa sia all'interno del comitato sia nei politici più accorti e lungimiranti. Basti pensare a quello che è accaduto con l'aeroporto di Sibari: ora sarà tutto spostato a Pisticci.
La nostra classe politica non è abbastanza lungimirante? Non esiste. Il che è peggio. Non ha la forza demografica che invece hanno altri territori. Pensiamo a Cosenza, ha tutta la forza che noi non abbiamo più. E se non facciamo la fusione rischiamo che l'area vasta vada a ricadere nella fascia pedemontana medio-alta.
Ritiene quindi che vi siano pressioni esterne per continuare a tenere diviso questo territorio? Ci sono proprio dei progetti in tal senso. Basti pensare a cosa accadeva quando c'erano le Usl, poi Asl. Quando le due città si fusero in una sola Asl ebbero un grosso potere e potevano fare politica autonomamente. La soppressione delle Asl e l'accentramento a Cosenza ha pian piano determinato per noi la perdita di tutto. Se faremo la fusione
potremo riottenere anche il Tribunale, che sicuramente se le delibere fossero state fatte prima non sarebbe stato soppresso. D'altronde, vi chiedete quali siano le
"carte false" di cui parla il senatore Buemi? Il differenziale demografico tra Rossano e Castrovillari è stato ridotto, le due comunità non sono apparse poi tanto sbilanciate e si è insistito sulla presenza, nella città del Pollino, di un Tribunale nuovo. Il parametro utilizzato è stato falsato.
Tornando alle due città di Corigliano e Rossano, è trascorso un anno di annunci, proclami, incontri. Che bilancio si può fare? Ci inchiniamo all'ultima manifestazione di intelligenza politica, anche se tardiva. Noi siamo nel giusto, e lo è anche questo Governo che è favorevole alla fusione dei comuni perché si risparmia, perché
i comuni che si fondono possono non rispettare il patto di stabilità, che vuol dire più investimenti, perché i comuni
sono esonerati dal divieto di turn-over a fronte dei pensionamenti, che nella fase iniziale vuol dire almeno 50-60 assunzioni nelle due municipalità. E poi ci sono
fondi per investimenti infrastrutturali nuovi, finalizzati alla fusione, che sono aggiuntivi. Senza tralasciare che con una popolazione che si avvicina ai 100mila abitanti, lo scaglione previsto in termini di finanza locale aumenta.
Se la delibera di Corigliano fosse diversa, c'è il rischio che debba passare nuovamente al vaglio del consiglio comunale di Rossano? Le delibere possono differire nella parte discorsiva e introduttiva,
basta che siano uguali nel dispositivo e coincidenti nella volontà. Una volta siglate verranno inviate alla Regione Calabria è da lì inizierà la fase di programmazione e pianificazione, ovvero il "progetto della fusione", che prevede: l'ubicazione e degli uffici, per la quale noi abbiamo indicato Insiti come concordato con le parti politiche delle due città quale zona centrale su cui dovrà anche sorgere il nuovo ospedale; come strutturare le due municipalità sopprimendo, che potrebbero anche restare quale sede di uffici decentrati o come circoscrizioni ad esempio. Insomma, s
e si farà la fusione questo territorio nell'arco di dieci anni non sarà più riconoscibile. Basti pensare anche ai ritardi degli enti sovracomunali nella infrastrutturazione a Insiti (106, svincolo, strada veloce, ecc). E poi pensiamo, ad esempio, alla centrale Enel, la cui riconversione verrebbe gestita da una città di 80mila abitanti, la terza della Calabria, che avrebbe sicuramente maggiore ascolto da parte del Governo. Perché nessuno si illuda di poter fare qualcosa senza interlocuzione con il Governo.
Questa "accelerata" da parte di Corigliano ritiene sia frutto di cosa? Riteniamo che sia frutto di una nuova consapevolezza ma anche delle pressioni esercitate dagli amici di Corigliano, attraverso il comitato pro-referendum e le forze imprenditoriali, che sono state recepite.
Credo che ci si sia resi conto che con la fusione potrebbero gradualmente rientrare anche tutte le emergenze finanziarie più volte denunciate dal sindaco Geraci e che hanno creato sconcerto nella popolazione. Penso che anche questo abbia contribuito a far mutare l'orientamento. Ormai se la delibera non dovesse essere approvata sarà solo perché qualcuno pensa di fare a Corigliano ciò che è già stato fatto a Rossano, ossia "tutti a casa".
Come si muoverà ora il comitato delle cento associazioni? Chiederemo un incontro con il commissario prefettizio di Rossano Aldo Lombardo per illustrargli la necessità di stringere i contatti con l'Amministrazione comunale di Corigliano su tutte le problematiche aperte, urbanistiche e infrastrutturali.
Nella piattaforma rivendicativa i sindacati non parlano di fusione. E sull'argomento tace anche la deputazione parlamentare. I sindacati sono assoggettati a scelte politiche cosentine. Non parla nemmeno la Provincia e tanto meno la Regione. La deputazione parlamentare tace su tutto. Tace la deputazione cosentina, così come ha taciuto sul Tribunale.