La condizione «imbarazzante» del Partito Democratico a Corigliano-Rossano
Riunioni, trattative, velleità… tutto il disastro prodotto dai dem che continuano a rimanere il partito più confusionario di sempre. Mentre i dirigenti fanno le pulci agli “organi supremi”. Come Villella che chiama in causa Irto: «Intervieni!»
CORIGLIANO-ROSSANO – Dire di un Partito Democratico in preda ormai a tutte le intemperie, come un galeone nella tempesta, è poca cosa, rispetto al continuo terremoto interno che scuote da sempre la grande casa dei dem. Nei giorni scorsi abbiamo scritto di come il centro sinistra di Corigliano-Rossano si sia coalizzato attorno alla ricandidatura di Stasi, inglobando al suo interno parti del PD. Che da forza trainante che voleva essere (almeno agli labori di questa campagna elettorale) ora si trova ad essere una zavorra al traino di una coalizione e di un candidato sindaco che se potesse, in cuor suo, di quel partito ne farebbe volentieri a meno. Ma la politica è, da sempre, quella pastura di idee e concetti dove l’opportunismo viene prima di qualsiasi cosa. Ci sta.
Il problema è che il caso, tutto singolare, dei dem coriglianorossanesi - mai sedotti e pur sempre abbandonati - diventa sempre più singolare. Da un lato, dicevamo, Stasi che ha cercato di prendersi il meglio (in termini di consensi) dal partito della Schlein, lasciando fuori le parti a lui più riottose; dall’altro i resistenti e restante parte che si trova, a conti fatti, senza una guida forte e di sostanza a tirare le briglia e mettere il carro nella giusta direzione in vista delle elezioni.
Rimbombano ancora, su via Roma, le parole di Battista Genova, che qualche settimana fa, ai margini della conferenza stampa di inizio anno del Partito Democratico di Corigliano-Rossano, mentre tutti si chiedevano se il partito avrebbe sostenuto Stasi, uscendo fuori dalla sezione, con tono avvelenato diceva: «Non me ne fotte un c**** di quello che fa Stasi. Io sono del PD e anche a costo di andare da soli dobbiamo avere il coraggio di proporre un’alternativa». Già, l’alternativa. Ma qual è l’alternativa?
In realtà un piano B il Pd sembra proprio non averlo se non quello di creare una coalizione al centro (con Azione?) o andarsene da carbonari, con la coda tra le gambe e spaccato in mille rivoli, tra le fila del Centro Destra unito. Mejor muerte que Stasi!
Insomma, nel PD alle latitudini ampie della terza città della Calabria c’è un problema di manico. Così grande che «imbarazza» persino quanti il partito lo vivono ma da fuori città. Come Bruno Villella, l’ex vicesegretario regionale dei Dem e oggi componente dell'assemblea nazionale, che oggi per mettere un freno alla deriva coriglianorossanese del Piddì invoca un intervento autorevole del segretario regionale Nicola Irto.
A poche settimane dalla presentazione delle liste, il PD della terza città della Calabria, non riesce nemmeno a fare sintesi al suo interno. Altro che campi larghi. Qui non si riesce nemmeno a coltivare un orticello. Una situazione drammatica che investe le responsabilità del partito calabrese ad ogni livello. Si, sto parlando di responsabilità, quella che rende congruente l’impegno e fa rendicontare i comportamenti. Si tratta di materia che certamente non ispira in maniera diffusa le nostre classi dirigenti e lo stato in cui versa il nostro partito nella Città Jonica, in particolare, ne è la riprova.
Ormai, è di tutta evidenza, che il “caciccato”, da tempo, teorizza che laddove i Circoli non siano saldamente strumentali alle logiche correntizie è meglio depotenziarli, espropriarli di ogni capacità decisionale, se proprio non si possono chiudere.
Dovesse succedere come a Casali del Manco, dove il partito locale è capace di scelte che corrispondono ad esigenze territoriali, non prestandosi così alle ingerenze dei capicorrente, mossi esclusivamente dalla necessità di “collocare” i propri adepti. “Uno sgarbo”, che ha fatto scatenare le reazioni più impensate e, purtroppo, ancora impunite. Ma qui, l’inconsistenza e la precarietà di una sedicente classe dirigente, sempre più asfittica, è stata emarginata perché hanno prevalso gli interessi generali, fatti propri dalle locali classi dirigenti che hanno saputo consolidare il loro rapporto con il territorio , nel tempo.
Invece, la storia politica di Corigliano-Rossano palesa come sia stato possibile attivare una persistente azione di logoramento che con cinismo ha portato alla dilapidazione di un patrimonio politico ed elettorale. Dalle artate contrapposizioni tra le classi dirigenti locali al continuo impedimento di processi unitari endogeni. Ha prevalso la mediocrità, che ha alimentato solo le lacerazioni. L’assenza di visione politica ha impedito a questo territorio, persino, di partecipare a progetti, magari anche esogeni, ma che tuttavia potessero dare la possibilità di condivisione alla classe dirigente locale, per potersi radicare nel proprio ambito.
Al contrario, gli interventi che si sono susseguiti sul territorio, spesso con la copertura dei capicorrente nazionali, hanno prodotto solo esiti disastrosi.
Sono riprova evidente le numerose “trattative” con il Sindaco Stasi, sempre dettate da mere logiche contingenti e strumentali e mai realmente rivolte a costruire un vero e necessario rapporto politico. Atti sciagurati, di grave irresponsabilità, che dopo anni e a pochi mesi dalle elezioni amministrative, hanno trascinato il PD locale nella misera condizione di non poter esprimere, ancora ad oggi, una posizione ufficiale, condivisa, sul Sindaco e sulla sua esperienza di governo, ormai a consuntivo. Ciò nonostante gli apprezzabili tentativi dei tanti dirigenti locali che ancora si battono affinché il locale circolo si riappropri delle proprie funzioni.
Provo a scrivere perché i luoghi dell’agire politico sono stati annientati. Non voglio solo esternare la vergognosa condizione nella quale il partito è costretto ma conoscendo e avendo vissuto la storia politica di questo territorio, sono convinto che la nostra parte politica è pienamente consapevole del punto di degrado in cui si è giunti e che con realismo si debba condividere, il più possibile, “il grido di allarme” che da quella storia continua a provenire.
È chiaro che non è più possibile fare quello che il PD avrebbe dovuto e potuto fare, in questi anni. Siamo, ormai, di fronte ad una grave emergenza, dalla quale occorre necessariamente uscirne, senza che si sommino altri danni e soprattutto facendo in modo che il partito si ritrovi unito su scelte realistiche, che consentano di essere parte importante nella prossima campagna elettorale, per capitalizzare il maggior consenso possibile, sul quale fondare la nostra ripartenza e ricostruire la casa comune del nostro Popolo.
Questo è quanto scrive Bruno Villella.
Insomma, per il PD di Corigliano-Rossano corn’ e mazz’ come si suol dire da queste parti. Un bersaglio mobile ormai impallinato oltremodo dal suo stesso fuoco interno. È una vita che va così da queste parti e la disamina di Villella – di fatto – non è nulla di nuovo. Anzi, così come per tutti quanti si sono già espressi sul curioso caso dei Dem in città, anche Villella dimentica che, prima delle alte sfere partitiche, questa entità politica che opera sul territorio è l’unica, in tutto il panorama partito della città, che può vantare ufficialmente di avere tra i suoi ranghi un gruppo giovanile. Ecco, i veri protagonisti del futuro di questa città e del suo territorio vengono, ancora una volta, tagliati fuori dalle logiche che contano. Che ruolo stanno avendo i Giovani Democratici nelle dinamiche elettorali? Ma non sarà forse questo il motivo dell’eterna sconfitta del PD a Corigliano-Rossano?