Siamo stati tentati a non rispondere alle gravi affermazioni nei confronti dell’Eco rese nei giorni scorsi, soprattutto per la bassezza dei toni, dei contenuti, per la superbia e l’arroganza manifestata da chi pensa di essere depositario di verità assolute, quasi elevandosi a giudici di Cassazione. Se fossero state persone fisiche e non giuridiche, forse avremmo soprasseduto, ma quando si rappresenta una città importante abbiamo l’obbligo e il dovere di intervenire. I fatti: in una nota diffusa dal Comune di Corigliano, senza alcuna firma e con doppia “fonte” (Comune di Corigliano e Montesanto Comunicazione- Lobbying) si attribuiscono al sindaco Giuseppe Geraci le ennesime dichiarazioni che, per quanto ci riguarda, costituiscono un danno all’immagine e alla professionalità dei giornalisti interni al corpo redazionale. Non è la prima volta che ciò accade, in difformità con il Geraci che un tempo conoscevamo: più rispettoso del diritto di critica e di cronaca, tollerante con le posizioni a lui invise, capace quindi di indossare quella fascia tricolore rappresentativa di tutti i cittadini, anche quindi dei giornalisti del posto. Invece, qualcosa adesso è cambiato. E, per usare un termine a Geraci molto caro, potremmo dire che è proprio lui, e non solo lui, ad aver adescato un “ascaro” dalle misteriose attitudini che potrebbero essere contemplate in frustrazioni a noi poco note. Non ci risultano ricostruzioni falsate né siamo adusi a disinformare. Certo, ai fatti amiamo associare le nostre opinioni, perché riteniamo che la libertà di espressione e di pensiero sia un valore da difendere e tutelare. Non abbiamo alcun interesse nel colpire Lei né altri. Al contrario, chi ha interessi, ma veri, a gestire la città è Lei e qualcun altro, pagato con denaro pubblico non tanto per rispondere sul merito delle questioni quanto per gettare discredito nei confronti dei giornalisti. E non è la prima volta. Non si perde occasione per gettare fango professionalmente nei confronti di chi si espone, di chi si cimenta in inchieste giudiziarie, svolge attività di cronaca e, talvolta, diviene bersaglio di gesti intimidatori. Essere denigrati da Lei o da chi, pur iscritto all’Ordine professionale dei Giornalisti, non ha mai redatto articoli che richiedono responsabilità sociale se non qualcosa di riverenziale, ci lascia drammaticamente riflettere sulla qualità umana di chi oggi occupa le istituzioni pubbliche. Con riferimento alla celebrazione della conferenza stampa di fine anno (la scarsa presenza di giornalisti, a parte gli accusati, la dice lunga sul modo di agire dell’attuale sindaco e del suo comunicatore di fiducia) in cui si accusa L’Eco di aver “omesso, travisato o falsato i contenuti di quanto emerso”, si precisa che al giornalista è affidato il compito in piena autonomia e indipendenza di seguire e/o interpretare un evento a suo insindacabile giudizio. Questo significa essere professionisti e professionali, altrimenti saremmo “dattilografi” se dovessimo limitarci a scrivere ciò che un qualsivoglia soggetto riferisce. Libero Geraci quindi di prendere le distanze e di esprimere versioni diverse ma, ribadiamo, che non OFFENDA. Dovrebbe vergognarsi, invece, chi dalla gestione di un’attività pubblica trae benefici personali e/o di famiglia. Quando viene chiamato in causa il direttore del giornale Serafino Caruso, il sindaco eccepisce sulla tipologia di rappresentanza, chiedendo se fosse in conferenza a titolo de L’Eco o per altra testata. Un sindaco di un centro di 40mila abitanti con tutti i problemi della sua città si preoccupa di questo? Geraci continua a parlare di “campagna mediatica di soli attacchi, illazioni, allusioni e denigrazioni all’indirizzo del Sindaco e della Giunta, ininterrottamente da fine agosto a stamani, senza aver mai dato spazio a nessuna, dicasi nessuna, iniziativa dell’Esecutivo di segno diverso, così come invece è stato fatto per l’uscente amministrazione comunale di Rossano; le uniche due sole interviste rilasciate da Giuseppe Geraci, invitato nella redazione de L’Eco dello Jonio a Rossano (una delle quali svoltasi alla presenza del collega Antoniotti), sono state espressamente sollecitate, volute e caldeggiate dalla proprietà del settimanale per sostenere, legittimamente, contenuti e tesi pro fusione”. Qui non si comprende se a parlare sia Geraci o il comunicatore di fiducia. Se fosse il primo, chiariamo che non è assolutamente un sindaco che decide gli spazi di manovra di una testata giornalistica, il nostro tuttavia pare abbia lo stesso “vizietto” in tutti settori (caratteristica tipica dei tuttologi)… è finito il tempo delle “marchette” giornalistiche subordinate a interessi commerciali; se fosse il secondo, ricordiamo un’intervista realizzata a Geraci ai tempi in cui era proprio l’attuale suo comunicatore il direttore della testata: c’è da rimanere sbigottiti della confessione resa pubblica, ossia, che le interviste venivano commissionate dalla proprietà e dal comunicatore rese esecutive. Se vero, ci permettiamo di ricordare che tra editore e direttore deve sussistere un rapporto di fiducia sulla linea editoriale, altra cosa è assumere direttive! Sulla sanità, poi, lo stato confusionario regna. Il sindaco finalmente si è reso conto di non avere alcuna competenza in materia di gestione e giustifica i suoi interventi come “azione di protesta”. Che però si converte in proposta perché pretende di decidere su argomenti le cui scelte sono demandate ad altri organi dello Stato (ubicazione di reparti, etc… etc). La riorganizzazione delle divisioni sanitarie è cosa seria, non può essere affidata a ciascun sindaco dei 38 comuni ricadenti sotto la giurisdizione dell’ex Asl n. 3. Il tutto si trasformerebbe in un caos. Geraci e il suo comunicatore scrivono: “In tutte le sedi ed occasioni il Sindaco ha spiegato che non c’è alcuna legge dello Stato che impedisca ad una comunità ed alla sua amministrazione di contestare lo spostamento di un reparto ospedaliero efficiente e funzionante”. Verrebbe quasi da ridere se non fosse che a parlare sono rappresentanti istituzionali. Può esserci una Legge dello Stato che impedisca di contestare lo spostamento di un reparto? Piuttosto può esserci una Legge dello Stato che non attribuisce ai sindaci i poteri di gestione! Si chiama in causa in maniera subdola la vertenza del tribunale di Rossano laddove, si presume, sia stato commesso un reato! Non a caso, un senatore della Repubblica parla di carte false e chiede la costituzione di una commissione d’inchiesta. Rivendicazioni e denunce che non ha perorato né Lei né qualche ex parlamentare a Lei vicino, chiusi in uno strano e tombale silenzio. Quindi non si elevi a sostenitore di una vertenza, NON CI HA MAI CREDUTO! E si vede.