A flagellare Gesù furono dei legionari calabresi
La Calabria diede i natali a chi si macchiò del crimine della crocifissione del Figlio di Dio: la Legio X Fretensis, composta da reggini e brettii, era agli ordini di Ponzio Pilato proprio in quel periodo storico
CORIGLIANO-ROSSANO – Aver flagellato il Cristo sicuramente non è un vanto, anzi. Però il fatto che possano essere stati dei calabresi a farlo potrebbe spiegare molte cose: ad esempio quale sia la colpa atavica che sta scontando ancora oggi la Calabria e la sua gente.
Questa spiegazione, che pecca sicuramente di semplicismo, potrebbe dare finalmente una risposta al perché la Calabria, terra ricca di potenzialità, buoni prodotti e brava gente, non riesca a far emergere tutto il suo splendore, ma resti imprigionata in una sorta di maleficio che impedisce a questa splendida rosa di sbocciare e costringe quanti si imbattono in lei a soffermarsi sulle sue spine, piuttosto che cogliere la bellezza dei sui suoi meravigliosi petali… che restano chiusi in un soffocante, eterno, bocciolo.
Ma veniamo alla ricostruzione storica dell’accaduto. Secondo quanto si legge in un articolo comparso sul quotidiano La Stampa la «legione romana stanziata in Palestina al tempo di Gesù era la Decima Fretensis. Fretensis deriva da fretum, che significa frattura, stretto. E “fretum siculum” era chiamato lo Stretto di Messina. Lì la legione aveva la sua base, con il compito di presidiare lo Stretto. Le fu subito dato il “cognomen Fretensis”, perché formata da legionari del luogo, reggini e brettii, o Bruzi. All’epoca di Cristo, la Legio X Fretensis era agli ordini di Ponzio Pilato. E le toccò flagellare e crocifiggere Gesù».
Fu dunque un soldato di questa legione che trafisse il costato del Cristo, così come quello che porse a Gesù la spugna imbevuta d’aceto quando il Signore chiese dell’acqua; e apparteneva sempre alla Decima Fretensis il centurione che riconobbe in Cristo il figlio di Dio «appena il sole si eclissò e calarono le tenebre da mezzogiorno alle tre, tremarono le terre e si squarciò il velo del Tempio».
L’articolo ci riporta anche ad un’altra leggenda, secondo la quale perfino il legno della Croce sarebbe stato calabrese. Per l’esattezza proveniente dalla Sila! Ma su questo particolare anche il giornalista de La Stampa si dimostra molto scettico, infatti scrive che questa ipotesi «è difficile da digerire: in Palestina le crocifissioni erano all’ordine del giorno, sarebbe dovuto essere un continuo andare e venire di navi cariche di tronchi, quando cedri e ulivi non difettavano a quella terra. Si trattò probabilmente di un’infamia per mantenere il disprezzo sui Brettii macchiati dall’antico tradimento, mai dimenticato».
Ma tornado alla Legio X Fretensis, le è toccata la sventura di essere stanziata in Palestina proprio in quel momento e così, suo malgrado, è entrata di diritto nella Storia e al contempo pare abbia condannato la Calabria a scontare l’orrenda colpa di aver dato i natali a chi si macchiò del crimine della crocifissione del Figlio di Dio.
Quei soldati hanno solo obbedito a un ordine… ma a quale prezzo? Che ne abbiano avuto piena coscienza o meno, le loro mani si sono sporcate del Sangue di Cristo. Che si creda o meno nel fato, nel destino, in un disegno Celeste o altro, speriamo solo che questo peccato non si tramuti in una vera e propria punizione eterna per la nostra terra e per i suoi figli. Una speranza alimentata dalla voglia di riscatto di questa Regione… Anche solo per il gusto di non darla vinta a quanti usano il fatalismo per giustificare la loro inerzia dinanzi alle storture della vita.
(foto di Giuseppe Berardi)