Da Roma a Paola in 4 ore, da Paola a Sibari un’eternità: la grande beffa per i pendolari jonici
L’unica corsa del Frecciargento Bolzano-Sibari non è comoda per tutti. Chi sceglie di spostarsi in treno spesso lo fa sulla direttrice tirrenica. Ma i collegamenti regionali verso la stazione paolana sono pochi e male organizzati
CORIGLIANO-ROSSANO – Da Roma a Paola con un Frecciarossa si impiegano mediamente 4 ore, alle volte anche meno se il macchinista è bravo e audace nelle “montagne russe” del tratto tirrenico a sud di Salerno; altre volte un po’ di più. E sei arrivato in Calabria. Nella Calabria del nord. Se malauguratamente, però, Paola non fosse l’ultima destinazione del viaggio, il resto del tragitto per arrivare a destinazione in una delle altre località raggiunte dalla linea ferrata può durare anche un’eternità.
Sono tante le storie di pendolari rimasti letteralmente a piedi o che nel gioco di cambi e coincidenze per spostarsi da Paola verso la costa jonica sibarita hanno impiegato più delle canoniche 4 ore del Roma-Paola. Muoversi in Calabria a bordo di un treno è un inferno, un incubo assoluto. E a dirlo sono gli stessi viaggiatori che spesso oltre al danno raccontano di aver accusato anche la beffa.
La storia di Giuliana, professionista di Crosia Mirto, è al limite di ogni credibile follia partorita dal mostro di regole e convenzioni che, spesso, sembrano essere messe su per buggerare il consumatore.
Nei giorni scorsi – racconta Giuliana – il Frecciarossa che da Roma l’ha portata in Calabria, fino alla stazione di Paola, ha viaggiato con 20 minuti di ritardo. Venti minuti che hanno innescato un effetto domino pauroso di disservizi. L’arrivo a Paola alle 17.20 (invece che alle 17) ha fatto sì che Giuliana perdesse la coincidenza regionale delle 17.16 che l’avrebbe portata fino alla stazione di Castiglione cosentino, dove alle 17.48 un altro treno regionale l’avrebbe portata fino a Sibari, dove a sua volta l’avrebbe attesa la littorina (il quarto treno di giornata) che alle 18.45 l’avrebbe portata a Crosia Mirto con arrivo previsto alle 19.23.
Quei venti minuti di ritardo, quindi sono risultati fatali, hanno fatto saltare tutto. E questo perché i collegamenti regionali sono centellinati e quando si tratta dei collegamenti con il versante orientale diventano proibitivi proprio a causa di questo continuo “Sali e scendi” da un treno all’altro. Giuliana, alla fine, è arrivata a casa alle nove di sera dovendo sborsare una cifra improponibile per noleggiare un’auto e, alla fine, quel viaggio a Roma le è costato una tombola.
Ma al danno, dicevamo, si è aggiunta anche la beffa per una regola cervellotica che se venisse applicata in Giappone, il Paese in cui il massimo ritardo di un treno è di 14 secondi, farebbe ridere mezzo mondo. Giuliana, infatti, non potrà usufruire del rimborso spesa del biglietto perché la procedura di risarcimento scatta solo dopo il trentesimo minuto di ritardo. Insomma, poco importa se quei venti minuti hanno rovinato la giornata dei pendolari con un pesante aggravio di spese.
Ma il caso di Giuliana non è isolato, anzi è quasi una costante per tutti i pendolari fuori regione del basso Jonio sibarita e dell’alto Crotonese. Sovente, infatti, le coincidenze con il Frecciargento Sibari-Bolzano (il treno veloce che collega la Calabria del nord-est al resto d’Italia) saltano proprio per i ritardi, anche minimi, che il treno veloce accumula lungo la tratta (quasi sempre sotto i venti minuti ma decisivi per la concomitanza con il regionale). Succede spesso che cittadini di Cariati, Cirò o Crotone rimangano con le valigie in mano e nel cuore della notte all’interno della stazione di Sibari, perché il trenino a diesel – l’unico tra l’altro che viaggia lungo la jonica dopo le 22 e fino al mattino – “fatta una certa” parte con o senza passeggeri del Frecciargento. In molti, quindi, castigati da questa situazione preferiscono continuare a viaggiare nella vecchia ma più affidabile corriera, accontentandosi di compiere un viaggio da Crotone fino a Roma di quasi 10 ore pur di non trovarsi a fare i conti con l’inadeguatezza delle ferrovie.
Sulla jonica è arrivato il nuovo treno Blues, un altro dovrebbe essere messo in esercizio entro giugno. Ma a che servono questi treni se poi nell’utenza si fomenta la sfiducia nella mobilità su rotaia?