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Banchina crocieristica? «Il turismo si incrementa costruendo prima la destinazione»

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CORIGLIANO-ROSSANO – La scorsa settimana si è rivelata cruciale per il destino di una delle infrastrutture più importanti del nostro territorio: il Porto di Corigliano-Rossano. Nel discutere delle prospettive che riguardano quest’opera si è parlato anche della famosa banchina crocieristica, che dovrebbe essere realizzata nella grande darsena jonica con un progetto del valore di 22 milioni di euro.

Ma ci siamo chiesti: sarà davvero utile un’opera del genere? Senza una visione concreta del territorio, che sappiamo non esser pronto ad accogliere il turismo derivante da questa manovra, che senso ha investire in opere di questo tipo?

Abbiamo deciso di affrontare questo tema con Antonio Tedesco, operatore turistico di Corigliano-Rossano, ospite stasera all’Eco in diretta, il talk della nostra testata condotto dal direttore Marco Lefosse.

Ai nostri microfoni la risposta di Tedesco è stata netta: «No, non siamo pronti. I soldi impiegati potrebbero piuttosto essere investiti per costruire la destinazione, che è fondamentale per un territorio a vocazione turistica, poi si può pensare alla banchina».

«Costa ad esempio – prosegue –, è il più grande armatore del nostro paese perché batte bandiera italiana ed è una holding mondiale con sede in America. Noi nel 2007 abbiamo portato i primi del settore del mondo crocieristico qui, nel nostro territorio. Era una nave con passeggeri francesi e fu la prima ad attraccare sulle nostre coste. Questo innescò dei meccanismi che ci portarono ad inserire Corigliano nei cataloghi di Costa. Finire su un catalogo mondiale con tirature che si aggirano intorno al milione significa molto. Questo era un modo per costruire la destinazione, noi ci abbiamo provato».

«Ovviamente – precisa - la banchina è necessaria ma c’è bisogno che l’opera agevoli tutti i settori. Che diventi uno snodo per il territorio e che non allontani centri di interesse come borghi marinari e centri storici. Bisogna alzare il livello di interesse di chi arriva».

Emerge quindi un problema di organizzazione, anche nell’area portuale. E per ciò che riguarda la destinazione e la sua creazione c’è ancora molto da fare.

«Parlando con gli armatori – spiega Tedesco - ci siamo resi conto del perché loro scelgono, ad esempio, Siracusa e non Corigliano-Rossano. Lì, dicono, c’è una destinazione. Noi, checché se ne dica, non siamo conosciuti. Ma per esporci è necessario che si costruisca prima l’identità e soprattutto che si lavori sulle tipicità, che sono la vera chiave vincente. Il 90 % dei turisti che lascia la nostra terra dice di non averne respirato i profumi, che è un modo per dire che non ha avvertito l’essenza del luogo».

«In più – aggiunge - non si dovrebbe parlare del “Porto di Corigliano-Rossano” ma della Sibaritide. Già nella ricerca se si accosta il porto a Sibari emerge la storia, che è fondamentale per creare percorsi turistici».

Ciò che manca è quindi un sistema che funzioni. Le piccole realtà presenti non rappresentano una forza attrattiva determinante. Il problema identitario resta alla base. Non offriamo nulla, tantomeno la nostra storia… forse perché siamo i primi ad ignorarla!

Rita Rizzuti
Autore: Rita Rizzuti

Nata nel 1994, laureata in Scienze Filosofiche, ho studiato Editoria e Marketing Digitale. Amo leggere e tutto ciò che riguarda la parola e il linguaggio. Le profonde questioni umane mi affascinano e mi tormentano. Difendo sempre le mie idee.